Le sfide economiche, demografiche e politiche alla leadership di Angela Merkel.
La carta inedita di questa settimana (con testo aggiornato il 24 settembre 2017) è sulla Germania e sulle sfide che ha dovuto affrontare la cancelliera Angela Merkel alle elezioni del 24 settembre 2017.
Elezioni vinte dalla sua alleanza cristianodemocratica CDU/CSU, ma che hanno visto la consacrazione di Alternative für Deutschland (AfD), il giovane partito populista di destra guidato da Frauke Petry che con il suo 13,5% (previsto dagli exit poll) entra per la prima volta in parlamento.
Afd aveva già raccolto ottimi risultati alle elezioni regionali del 2016 in Meclemburgo-Pomerania Anteriore (20,8%) e nel parlamento statale di Berlino (14,2%). Dalla sua fondazione a febbraio 2013, AfD ha ottenuto seggi in tutti i Länder in cui si è votato e ha conquistato 7 eurodeputati alle europee del 2014 (dove ha preso il 7%). Alle precedenti elezioni federali del settembre 2013 non era riuscita a portare i suoi candidati nel Bundestag, restando sotto la soglia di sbarramento del 5%.
L’opposizione di AfD ad Angela Merkel ruota attorno a due macrotemi: immigrazione ed economia. Petry contesta alla cancelliera l’apertura ai migranti, asserendo che il paese non è in grado di assorbire un numero spropositato di arrivi.
In realtà, finora il partito ha ottenuto i risultati più lusinghieri nei Länder orientali, come Meclemburgo o Sassonia-Anhalt, dove l’incidenza delle migrazioni di lungo periodo è minore. Sia il peso della forza lavoro straniera sul totale degli occupati che il numero di persone con parenti di origine turca (la comunità di origine estera più numerosa in Germania) sono infatti limitati.
Nei Länder che storicamente hanno conosciuto una maggiore immigrazione – come la Renania Settentrionale, che oltre al record di quasi 1 milione di persone con parenti turchi vanta il primato di richieste d’asilo nel 2016, oltre 54 mila – al momento di raccogliere i dati per questa carta (settembre 2016) la retorica antiaccoglienza di AfD non era ancora stata testata. O aveva raccolto meno proseliti, come rivelano le elezioni nelle città-Stato di Brema e Amburgo.
L’eccezione è il Baden-Württemberg, lo Stato tedesco con più lavoratori stranieri in rapporto al totale degli occupati, nel cui parlamento AfD ha eletto a marzo 23 suoi esponenti, terzo partito dopo Verdi e CDU. Qui, tuttavia, a spostare preferenze può essere stata la congiuntura economica: per il 2016 si stima che il pil del Land crescerà solo dello 0,5%, molto meno rispetto al 3,1% dell’anno precedente.
L’economia è il secondo pilastro della retorica dell’AfD, che nacque come partito anti-euro. La debolezza della moneta unica è per Petry e i suoi sodali lo specchio di una crisi più ampia: quella dell’Unione Europea, accusata dal partito di scarsa democrazia e di impoverire la Germania profonda.
Il risultato storico raggiunto da Afd deve qualcosa anche alle preoccupazioni in tema di sicurezza, aumentate dopo gli attentati jihadisti di cui la Germania è stata vittima nell’ultimo anno.
Testo di Federico Petroni.
Carta inedita di Laura Canali in esclusiva per Limesonline.
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