I fronti di Trump [di Dario Fabbri]
Gli apparati di intelligence Usa sono convinti d’aver vinto il primo round della guerra contro Donald Trump.La prima conferenza stampa tenuta dal presidente eletto si è svolta in un clima di massima tensione tra l’amministrazione entrante e lo Stato profondo.
Come già ampiamente noto, Trump ha spiegato che Washington pagherà per il completamento del muro al confine col Messico (attraverso i fondi stanziati dal Congresso), in attesa di un rimborso da parte del vicino meridionale.
Soprattutto, per la prima volta ha ammesso che probabilmente è stata la Russia ad hackerare il server del partito democratico e di altri comitati elettorali locali.
Inoltre si è scagliato contro i media, rei d’aver pubblicato l’ultimo report sul suo conto, anziché prendersela con le agenzie di intelligence che certamente erano al corrente del materiale.
Tanto è bastato a James Clapper, direttore dell’Intelligence nazionale, per cantare vittoria criticando a sua volta le testate giornalistiche coinvolte e dicendosi maliziosamente pronto a lavorare con il presidente eletto.
La sensazione all’interno delle specifiche agenzie federali è che Trump abbia recepito il messaggio. O che sia già stato abbastanza screditato da rinunciare ai propositi più audaci di politica estera, specie l’annunciata apertura in favore di Mosca.
Solo il tempo ci dirà se l’impressione dello Stato profondo sarà stata corretta.
da Limes On Line
Nessun commento:
Posta un commento