TRUMPUTIN
La settimana è stata segnata dal vertice bilaterale fiume tra il presidente Usa Trump e il suo omologo russo Putin, a margine del G20 della discordia apertosi ieri ad Amburgo.
Sul tavolo i principali dossier che infiammano lo scacchiere internazionale: Siria, Ucraina e Corea del Nord.
Analizza il punto di vista Usa per Limesonline Dario Fabbri:
La settimana è stata segnata dal vertice bilaterale fiume tra il presidente Usa Trump e il suo omologo russo Putin, a margine del G20 della discordia apertosi ieri ad Amburgo.
Sul tavolo i principali dossier che infiammano lo scacchiere internazionale: Siria, Ucraina e Corea del Nord.
Analizza il punto di vista Usa per Limesonline Dario Fabbri:
Come naturale in questi casi, il bilaterale tra Trump e Putin è stato esclusivamente scenografico. Sebbene le rispettive diplomazie abbiano raccontato di un prolungato scambio in merito al supposto tentativo russo di influenzare le ultime elezioni presidenziali americane – con Trump che avrebbe energicamente incalzato il suo interlocutore sul tema e Putin che avrebbe respinto con forza ogni addebito – in realtà di questo si è parlato pochissimo.La Russia non possiede capacità di determinare l’esito del voto statunitense, né la complessa macchina burocratica d’Oltreoceano può essere manipolata attraverso le elezioni. Ma sostenere il contrario serve a Trump per mostrarsi integerrimo agli occhi dei suoi detrattori e a Putin per intestarsi mezzi che non possiede.Piuttosto i due leader hanno discusso delle questioni siriana e ucraina, per Mosca intimamente legati. Trump ha chiesto a Putin di unire gli sforzi per impedire che l’Iran domini ciò che resta della Siria. Il capo del Cremlino si è detto disposto ad accogliere la richiesta americana – di qui il flebile cessate-il-fuoco stabilito bilateralmente nella Siria sud-occidentale, inizio di una formale collaborazione – ma in cambio pretende concessioni sull’Ucraina che semplicemente la Casa Bianca non ha il potere di garantire.Quindi si è parlato del dossier nordcoreano, nel quale la Russia prova a inserirsi intensificando in queste ore i rapporti commerciali che intrattiene con P’yongyang. Senza che Washington la consideri un interlocutore essenziale.Resta un bilaterale durato oltre due ore, che non poteva certo cambiare i rapporti di forza tra le due potenze. E del quale ha beneficiato soprattutto Putin, che pretende da sempre d’essere trattato alla pari dal presidente americano di turno. Almeno scenograficamente.
Sulla prospettiva di Mosca ha commentato Mauro de Bonis [da Il mondo oggi di venerdì]:
A oltre sei mesi dall’inatteso ingresso alla Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha incontrato finalmente quel Vladimir Putin ampiamente corteggiato in campagna elettorale.
L’ha fatto – per circa due ore e un quarto, invece dei 40 minuti previsti – a margine di un consesso ufficiale, il G20, e non a casa di uno dei due. Troppo pressato in patria, leggi Russiagate, per poter invitare il ritrovato nemico d’oltre cortina a prendere un caffè nello Studio Ovale.
I due si sono presentati all’appuntamento con una serie interminabile di questioni da discutere, molte di comune interesse: secondo Putin hanno parlato tra l’altro di Siria, Ucraina, terrorismo e cibersicurezza. Il segretario di Stato Usa Tillerson ha aggiunto “le interferenze russe nelle elezioni presidenziali del 2016” alla lista degli argomenti.
Putin e Trump sono supportati però in maniera decisamente diversa dalle rispettive opinioni pubbliche. Se il presidente russo può godere oggi dell’81,4% di approvazione da parte della sua gente, quello statunitense è sostenuto soltanto dal 39% della popolazione a stelle e strisce.
Numeri che conferiscono al capo del Cremlino ampi spazi di manovra nell’ennesimo tentativo di (ri)approcciare con gli Stati Uniti, mentre restringono notevolmente quelli di Trump nel dar seguito a quanto sbandierato durante il confronto con la Clinton per la carica di presidente circa la volontà di aggiustare i rapporti con la Russia. Troppo forte il risentimento americano per il rivale ex sovietico, troppo grande il timore che Mosca possa tornare a contare in Europa e nel mondo.
Trump ha scelto di arrivare all’incontro con Putin mettendo in chiaro che il Vecchio Continente, con tutti i nuovi entrati nella Ue e nella Nato, verrà difeso dalle ingerenze russe.
Da una Federazione Russa che resta una forza destabilizzante, ha tuonato ieri in una Varsavia che l’ha accolto come un salvatore, e che non può dettar legge in campo energetico sul mercato europeo.
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