DIBATTITO SU QUESTIONI INTERNAZIONALI PER UNA CITTA' INTERNAZIONALE

lunedì 24 luglio 2017

LE ANCORE DELLA CINA NEL MEDITERRANEO - RIGUARDA TRIESTE UN ARTICOLO DI LIMES IN ESCLUSIVA-


Interessi e investimenti del Celeste Impero nel fu Mare nostrum (carta completa in fondo)

Mentre in Europa si tende a guardare all’ex mare nostrum con lenti latitudinali (come per le disparità economiche fra membri meridionali e settentrionali dell’Ue o la faglia migratoria fra sponda sud e sponda nord), agli occhi di Pechino il Mediterraneo è limes occidentale delle nuove vie della seta.

La Repubblica Popolare percepisce il Mediterraneo come nastro trasportatore per le proprie merci verso i maggiori mercati mondiali. Di qui la necessità di guadagnare attracchi locali nei principali snodi strategici del mare. Forse in futuro da irreggimentare dislocando guarnigioni delle proprie Forze armate (come sta succedendo a Gibuti).

Ne ha scritto Giorgio Cuscito su Limes 6/2017 Mediterranei:


Pechino sta investendo massicciamente nei porti del Mare nostrum per farne la cerniera tra la rotta terrestre e quella marittima della Belt and Road Initiative (Bri, o nuove vie della seta), il progetto infrastrutturale e commerciale lanciato da Xi Jinping nel 2013.

La Repubblica Popolare è interessata ai porti che hanno un valore strategico, possibilmente collocati in paesi stabili sul piano politico ed economico, che le consentano di controllare i colli di bottiglia del commercio mondiale oppure di sviluppare rotte alternative per ridurre la dipendenza dagli stessi.

Seppur in ritardo rispetto ad altri Stati, l’Italia si sta ritagliando un ruolo nella Bri. Lo ha confermato il viaggio di metà maggio del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni in Cina per il Forum delle nuove vie della seta, dove ha ottenuto l’ok dei cinesi agli investimenti nel porto di Trieste e Genova.

La Bri sta contribuendo all’incremento delle attività economiche e della presenza di cittadini cinesi lontano dal loro paese. Per questa ragione, gli analisti in Cina riflettono su come proteggere le sue rotte. È probabile che l’impegno di Pechino in tema di sicurezza nel Mediterraneo aumenterà in proporzione agli interessi della Repubblica Popolare nella regione. Generando nuove opportunità di collaborazione con i paesi rivieraschi, Italia inclusa, per il mantenimento della stabilità regionale.

Negli ultimi anni, la crescita economica cinese ha determinato un notevole impatto sui flussi commerciali che attraversano il Mar Mediterraneo. Nel 1995, le rotte transpacifiche rappresentavano il 53% dei traffici globali, quella Europa-Estremo Oriente solo il 27%. Oggi il gap è notevolmente diminuito: la seconda ha raggiunto il 42% mentre la prima è scesa al 44%.

I porti in cui la Cina sta investendo si trovano sia sulla sponda Sud sia su quella Nord del Mare nostrum. Le operazioni più importanti sono condotte dal colosso della logistica China Ocean Shipping Company (Cosco).


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