Andreotti diceva: “Amo talmente tanto la
Germania che ne preferivo due”.
Rappresentando così la diffusa preoccupazione per una Germania riunita e armata
che torni ad esercitare un ruolo di potenza geopolitica.
In 20 anni abbiamo invece assistito alla riunificazione tedesca, al suo
diventare potenza economica e ora anche militare, cioè compiutamente attore
geopolitico, per quanto ancora riluttante ad assumersene pienamente la responsabilità.
Infatti il 27 febbraio scorso il
cancelliere Olaf Scholz ha annunciato il riarmo della Germania in conseguenza
della guerra in Ucraina.
Cento miliardi di euro subito e la decisione di investire più del 2% dell’
imponente PIL tedesco ogni anno nella difesa: la Repubblica Federale Tedesca
diventerà così la terza potenza al mondo, dopo Stati Uniti e Cina, quanto a
spese per le Forze Armate.
Scrive Lucio Caracciolo, direttore di
Limes, su La Stampa del 25 marzo: “C'è voluta l'invasione dell'Ucraina
per ricordarci che la Federazione Russa è nient' altro che la forma presente
dell'Impero Russo”.
Se ciò è vero si può verosimilmente sostenere che la Germania, rientrata nella
Storia con un ruolo geopolitico economico e militare, stia diventando la forma
presente del Sacro Romano Impero Germanico - ovvero l’ Impero Austriaco unito
all’ Impero Tedesco - così come la Repubblica Popolare Cinese è la forma
moderna del Celeste Impero e gli USA sono un recente impero talassocratico
che ha rimpiazzato l’ Impero marittimo Inglese, mentre la Turchia di Erdogan ha
l’
Insomma l’ idea, e non solo l’ idea, di
Impero è ancora attiva a 100 anni dalla fine della Grande Guerra che ha visto il crollo degli imperi centrali e il trionfo degli
“Stati Nazione” in una proliferazione di stati e nazionalismi aggressivi.
Senza però che si sia creato un assetto sufficientemente stabile in grado di
contenere gli attriti nazionalistici che hanno insanguinato il
‘900 e continuano anche oggi.
Come è noto la massima parte dei triestini nella Prima Guerra Mondiale era inquadrata nel K.u.k. Infanterie Regiment Georg Freiherr von Waldstätten Nr.97 che ha combattuto in Galizia (Leopoli) ed era noto ai comandi austriaci per la sua indisciplina in cui riconosciamo affettuosamente una nostra certa "triestinità".
La Germania ha sviluppato enormemente la sua economia tramite un’ impostazione mercantilista, a spese dei partners, ed ha inglobato nella sua sfera di influenza e “supply chain” ampi territori europei tra cui il nord italiano.
Il principale partner economico della Germania è la Cina, il principale
fornitore energetico alla Germania è la Russia. In tal modo sostenere che si
stia realizzando una salda rete economica eurasiatica non è azzardato.
Ovvero i prodromi del “Triangolo
geopolitico Germania, Cina, Russia” che anima i peggiori incubi degli Stati
Uniti che faranno di tutto per scomporlo.
E soprattutto per impedire l’ alleanza o la pacifica coesistenza tra gli Imperi
competitori con Impero USA che era rimasto l’ unico egemone dopo il crollo
dell’ URSS.
Gli Stati Uniti sono impegnati per evitare la formazione di un nuovo
Ordine Mondiale basato sul multipolarismo e di un’economia mondiale sganciata
dalla centralità del dollaro: entrambi percepiti come pericoli esistenziali.
La Cina ha scelto di estendere la sua
influenza e sfuggire all' accerchiamento marittimo americano non con i soldati ma con gli ingegneri e i commerci facendosi promotrice delle “Nuove Vie della Seta” che
comportano giganteschi investimenti in infrastrutture per sviluppare i
collegamenti.
Per un periodo è sembrato probabile che Trieste ne diventasse un importante
terminal europeo sul Mediterraneo. Ma a questa possibilità, come noto, si sono
opposti gli USA e i loro referenti locali con motivazioni di carattere
strategico.
L’ impero americano, però, è
afflitto da gravi tensioni interne ed ha dimostrato di avere grandi
difficoltà a garantire l’ ordine mondiale evitando l’ avanzamento del caos in
Europa, che sarebbe compito basilare di un “Gendarme Planetario”
che si rispetti.
Quelle descritte sopra sono tendenze
geopolitiche ed economiche in atto da tempo ma che la guerra in Ucraina ha
fortemente accelerato.
Di fatto però si sta instaurando velocemente una nuova “guerra fredda”
con la “Cortina di Ferro” spostata verso Est .
Una nuova “cortina” che ha, ad esempio, eliminato il progetto di
"Corridoio Europeo n.5 da Lisbona a Kiev e verso Mosca” di cui
parlavamo negli anni ’90 del secolo scorso con entusiasmo
unificatorio dopo la caduta del muro di Berlino nell’ ‘89.
Trieste in questo quadro è baricentrica
rispetto all’ Europa centro orientale egemonizzata dalla Germania e ne
rappresenta il principale sbocco, ben collegato, sul Mediterraneo che
diventa sempre più strategico.
Ed è certamente in potenza uno snodo fondamentale per i traffici centro
europei con l’ Oriente vicino e lontano,” Vie della Seta” cinesi
incluse.
Difficilmente però gli USA rinuncerebbero al satellite italiano, ricco di basi
che ne fanno la principale proiezione di potenza sul Mediterraneo (e le sue rotte strategiche) mentre
considerano il Porto di Trieste strategico sul piano militare per la Nato nell’
ipotesi, che purtroppo vediamo non remota, di conflitti in Europa.
Gli USA e la NATO stanno aumentando i
propri contingenti nell’ Europa orientale e gli americani
hanno appena annunciato l’ intenzione di installare una nuova Base Nato nei
paesi dell’ Est a ridosso dei confini russi. La cosa verrà ufficializzata nel vertice NATO previsto a
Madrid in giugno.
La presenza delle forze americane in Europa è salita a oltre 100mila
uomini: il livello più alto dell’ ultimo ventennio.
Quando si era affacciata l’ ipotesi
concreta di investimenti cinesi nel porto di Trieste, nell’ ambito delle “Nuove
Vie della Seta”, il governo americano ha fatto forti pressioni contrarie motivate dal fatto che il Porto di Trieste è considerato un porto strategico
della Nato necessario per la logistica militare e per il servizio alle basi
vicine. E pertanto incompatibile con la presenza strutturata anche solo
commerciale di potenze avversarie perché possibile portatrice di tecnologie “duali” civili/militari.
Tale caratteristica di porto strategico Nato, utilizzato massicciamente dagli Alleati nei primi anni del secondo dopoguerra, ne ha sempre ostacolato lo sviluppo commerciale
che implica traffici con paesi antagonisti o non graditi agli americani.
Assistiamo inoltre a una forte pressione
per l’ indipendenza dai gasdotti che portano gas russo, possibile solo con l’ installazione di rigassificatori per
il gas liquefatto proveniente via nave dall’ America o da altri fornitori.
Il Porto di Trieste ha appena rifiutato il progetto di installazione di un
rigassificatore: sia per la sua pericolosità in prossimità di una
città, sia perché ostacolerebbe gravemente il traffico commerciale a causa
delle rigide norme di sicurezza che riguarderebbero buona parte dell’ accesso
al porto. Vi è il rischio concreto che torni in auge.
Questa la situazione di Trieste: a cavallo
di una storica faglia geopolitica tra imperi antichi e attuali e culture
diverse.
Frattura che ne rappresenta la principale contraddizione da risolvere perchè ne
sta paralizzando da un secolo lo sviluppo malgrado la posizione geografica e
geoeconomica potenzialmente favorevole ma che risente negativamente
della frammentazione statuale dell' entroterra naturale e delle sfere di influenza successive al primo
conflitto mondiale.
Ma il baricentro gravitazionale
di Trieste e della sua economia, incentrata sul Porto Franco Internazionale che
lavora tuttora per il 90% con l’ entroterra mitteleuropeo, tendono naturalmente
verso l’ Europa Centrale che ne fu levatrice e nutrice.
Inoltre una rilevante quota del petrolio per Germania e Austria passa per
Trieste e la HHLA di Amburgo non casualmente ha iniziato a investire in un
terminal nel nostro porto, il che rende Trieste strategica per il
mondo tedesco (clicca QUI).
La soluzione del rebus sta forse nella sua
antica e intima natura di “Città
imperiale di Trieste e dintorni” (“Reichsunmittelbare Stadt Triest und
ihr Gebiet” era
l'inquadramento amministrativo dato a Trieste durante il lungo e
fiorente periodo Austroungarico, mentre Trieste
venne annessa nel Sacro Romano Impero nel 1382).
Condizione da adattare, con elasticità e prudenza, ai
tempi attuali e alle nuove condizioni geopolitiche che si stanno delineando in
Europa Centrale con la ripresa di ruolo geopolitico della Germania e l’
aggregazione intorno a se di altre entità statuali (clicca QUI).
Per fare un esempio poco
noto: l’ esercito olandese è già integrato con quello tedesco ("1º corpo d’ armata tedesco-olandese" o 1 GNC).
Trieste ha dunque
interesse a una (ri)unificazione ed estensione del suo entroterra
naturale europeo ed a trovare un ruolo autonomo in questo contesto. Naturalmente in forme adatte ai tempi attuali.
Il Porto di Trieste è nato e si è sviluppato per servire il più grande “mercato
unico” europeo dell’ ‘800: quello dell’ Impero Asburgico.
Mentre la storia di Trieste degli ultimi cento anni ha dimostrato che è stata
fonte di decadenza la sua inclusione in un singolo stato nazionale (Italia)
ancorchè periferico e perfino incapace comprendere in 100 anni il valore di un
Porto Franco Internazionale con uno status unico in Europa.
Una annessione che si è dimostrata penalizzante la sua funzione di porto
internazionale al servizio dell’ Europa centro orientale.
E’ possibile che
qualcuno nell’ ambito delle attuali forti frizioni fra superpotenze rispolveri
la “questione di Trieste” conseguente al Trattato di Pace del 1947 e
soprattutto del suo Porto Franco Internazionale, che dovrebbe essere a disposizione dell’ intera
comunità internazionale senza discriminazione alcuna e non egemonizzato da una
parte soltanto, ma ciò avverrebbe presumibilmente in modo strumentale: più che
altro per dar fastidio all’ avversario piuttosto che per risolvere il problema.
Il punto centrale resta
lo sviluppo delle interconnessioni internazionali facendo leva sul Porto internazionale e il regime di
Porto Franco che le tensioni internazionali valorizzano e che, secondo il
diritto internazionale, comporterebbe doverosamente un atteggiamento di
neutralità ed apertura a tutti gli attori geopolitici anche se antagonisti tra
loro.
Inoltre l' accorciamento della catena logistica in corso e il "reshoring", cioè il rientro in Europa delle aziende che in precedenza avevano delocalizzato, può essere un' importante occasione di sviluppo industriale che utilizzi l' "extraterritorialità doganale" del Porto Franco, se compiutamente riconosciuta.
Una cosa appare però evidente: che l' ipotesi, cara all' èlite locale, di sviluppo economico di Trieste basata sul turismo di massa dall' entroterra tramite attrattori come Megacquario, Porto Vecchio e Ovovia pare sempre di più campata in aria dopo pandemia e guerra in Europa.
Trieste o è porto internazionale al servizio dell' "Europa di Mezzo" o non è: l' idea di trasformarla in un museo a cielo aperto è fuori dalla realtà oltrechè deprimente.
Paolo Deganutti
E' più consistente la crisi Americana, non è solo interna, ma è di rapporto col resto del mondo; la globalizzazione è finita ad opera della Cina e dello spazio commerciale eccessivo che le è stato concesso nonostante le raccomandazioni di controllo e monitoraggio caldamente suggerite da Von Hayek dall'inizio. La formazione quindi ora di due aree di influenza, decise dagli Usa, è quindi all'origine delle tensioni in Ucraina, con il tentativo di scindere il mercato Ue-Russia anche indebolendole. a questo punto va effettuata una pianificazione nuova per Ue e Russia, non credo che quest'ultima possa accontentarsi di essere il portaborse della soverchiante Cina, la qualcosa implica la possibilità di ridefinire le alleanze e la formazione di un nuovo potente soggetto politico militare e commerciale tale da inserirsi autorevolmente fra Cina e USA.Tenuto conto del nuovo assetto, importante è toglierci dal capo spese militari e minacce nucleari sempre più diffuse e probabilisticamente sempre più instabili. Facendo un nuovo assetto Ue-Russia, approfittando degli armamenti russi, dispiegarli in europa, con doppia chiave naturalmente, ma pubblicizzando relazioni commerciali sotto la condizione di disarmo totale sia a Cina che Usa che agli altri paesi.L'assurdita esponenziale di armamenti è demandata così ai popoli dei relativi stati, altrimenti politicamente non se ne esce.
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