IL
MONDO DIVERSAMENTE GLOBALE
di Laris Gaiser*
Trieste è da sempre
legata a doppio filo alla drammaticità della Storia e dei suoi sconvolgimenti.
Il carattere dei cittadini, le fortune e sfortune della città sono il risultato
di accadimenti che hanno cambiato i destini dell’umanità.
Quaedam tempora eripiuntur
nobis, quaedam subducuntur, quaedam effluunt (certi
momenti ci vengono portati via, altri sottratti e altri ancora si perdono nel
vento) scriveva Seneca a Lucilio. Ebbene la crisi del coronavirus che tutti noi
stiamo vivendo in queste settimane rappresenta un fenomeno che porterà via
tante (in)certezze a livello geopolitico e ridefinirà profondamente le
relazioni economiche internazionali. Il virus rappresenta uno spartiacque
storico che coinvolgerà, ancora una volta, Trieste, reimpostandone il destino.
Dopo essere entrata in ibernazione storica, in seguito alle conseguenze di due
guerre mondiali, la città stava negli ultimi anni rivedendo all’orizzonte il
suo nuovo futuro. Non è riuscita ancora a carpirne bene i contorni, che questi
sono stati sconvolti da una malattia malgestita da parte di un partito
comunista intento a nascondere la verità al mondo per salvare se stesso. Ma gli
eventi potrebbero portare alla fine benefici profondi alla città desiderosa di
tornare ad essere il principale, ricco, porto dell’Europa centrale. Ciò che
cambierà è il modo in cui tornerà ad esserlo, cioè in una maniera diversa da
quella che stava impostando ovvero con partner diversi da quelli su cui stava
puntando.
La chiusura forzata delle
aziende cinesi ha reso coscienti le aziende occidentali che la catena di
produzione, basata sull’elevata specializzazione e la fornitura logistica a
livello globale, dovrà essere ripensata. L’interdipendenza di diversi settori
produttivi da stabilimenti ubicati in giro per il globo ha generato in questi
mesi forti ritardi e contraccolpi economici che saranno alla base dei futuri
ripensamenti organizzativi del settore industriale occidentale, anche italiano.
Tali ragionamenti, prediligendo la certezza della continuità della produzione,
porteranno quasi certamente al potenziamento dei fenomeni di ritorno delle
produzioni nel Paese d’origine ovvero nelle sue vicinanze. Se uniamo tutto ciò
ad una pesante fase di recessione e disoccupazione che sarà comunque tanto più
breve, quanto maggiore sarà la capacità delle economie di mantenere il potere
d’acquisto delle famiglie durante il periodo di crisi, si delinea un quadro
all’interno del quale assisteremo ad una ridefinizione
degli scenari
internazionali che porterà molta meno confusione di quella a cui ci avevano
abituato i decenni successivi al crollo della Cortina di ferro. Come diceva il
Cancelliere von Metternich “nulla chiarisce meglio le idee della mancanza di
opzioni”. Dal punto di vista geopolitico il coronavirus chiarirà,
semplificherà, molte cose e questo sarà un bene per Trieste che riacquisterà
con più facilità, ma soprattutto stabilità, il suo nuovo ruolo internazionale.
Le alleanze
internazionali saranno ridefinite e le aspirazioni geopolitiche della Cina,
Paese all’origine della pandemia globale, saranno fortemente ridimensionate a
causa delle conseguenze economiche da esso stesso causate alle economie
mondiali. Con la mancata azione socialmente solidale, nei primi giorni di crisi
da coronavirus in Italia, l’Unione Europea si è autocondannata a sopravvivere
per mera utilità mercantilistica anziché evolversi davvero in una comunità di
destini. Da sola si è creata più danni di quanti possa imputarne a famigerati
leader sovranisti ogni volta che tenta di nascondere le proprie mancanze.
All’interno di tale contesto la macroregione dell’Europa centrale e balcanica,
liberata sul medio termine dalla penetrazione cinese e ridivenuta uno spazio di
vitale importanza per la stabilità globale a leadership americana, avrà ancora
maggior bisogno di Trieste per respirare a pieni polmoni una volta che
l’economia tornerà a camminare. Il mondo del dopo coronavirus tornerà ad essere
globale poiché il mercato ha bisogno delle economie di scala per ripartire. Ma
sarà un mondo diversamente globale. Le relazioni commerciali saranno
reimpostate, quelle geopolitiche semplificate.
* docente
di geopolitica e membro Itstime dell’Università Cattolica di Milano
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