Il corridoio commerciale, che
attraversa l’Asia Centrale, era nato come articolazione della Belt and Road –Via della Seta cinese ed ha ora individuato come terminal europeo
il Porto Franco Internazionale di Trieste, come aveva già fatto la Via della Seta, bloccata dall’intervento
americano, ed anche il progetto Via del
Cotone- Imec che invece è ancora in alto mare.
Il Middle Corridor –Titr
è già operativo e trasporterà quest’anno 5 milioni di tonnellate di merci per arrivare
a 11milioni nel 2030 mentre la Via del
Cotone-Imec è rimasta solo un’ idea astratta partorita a Washington con
intenti geopolitici di contrapposizione
alla Via della Seta cinese ed è
ancora totalmente priva di finanziamenti e progetti esecutivi, nonchè funestata
da guerre in Israele e adesso anche India .
Per quanto riguarda i finanziamenti infrastrutturali
al Middle Corridor-Titr perfino la UE ha deciso di intervenire con 10 miliardi
di euro come comunicato al vertice inaugurale dell’ Iniziativa UE-Asia Centrale, svoltosi il 3 e 4 aprile scorso a
Samarcanda, in Uzbekistan.
Il Middle Corridor –Titr attraversa in intermodalità nave/ ferrovia cinque
Paesi – Cina, Kazakhistan, Azerbaigian, Georgia e Turchia – per approdare in
Europa attraverso il Porto di Trieste in cui già arriva il petrolio kazako che
rappresenta il 30% del greggio pompato da Trieste alla Germania, Austria e repubblica
Ceca. Via ferrovia la merce arriva ai porti turchi dove trova l’ Autostrada del Mare gestita da Dfds e
Grimaldi, efficiente e operativa da decenni, per approdare infine al Porto Franco
di Trieste che lavora per il 90% con l’area centro europea e per il 60%
smistando merci inoltrate sulle rotte con la Turchia.
Ma il Middle Corridor –Titr ha
una carta in più: il raccordo con la Development
Road che unisce il porto di Al-Faw sul Golfo Persico (dove possono
approdare merci dall’Indo-Pacifico) con i porti turchi serviti dall’ Autostrada del Mare verso Trieste,
attraversando l’ Iraq in ferrovia.
Il Middle Corridor –Titr rappresenta un fattore importante di sviluppo e coesione dell’Asia Centrale che, essendo principalmente turcofona, favorisce l’affermazione della Turchia come polo centrasiatico di un nuovo ordine multipolare. Così come contrasta il “disaccoppiamento” tra Europa e il resto orientale dell’Eurasia, Cina in particolare, perseguito dagli Stati Uniti.
Inoltre con il raccordo con la Development Road, che ha un terminal sul Golfo Persico, favorisce l’ integrazione anche dell’ India in questo contesto. Quella stessa India che gli americani corteggiano intensamente sperando di staccarla da Russia e Cina per integrarla con Israele e Arabia Saudita tramite la Via del Cotone-Imec. Purtroppo per gli Stati Uniti si tratta di un progetto disfunzionale e commercialmente fallimentare destinato a restare nel mondo delle chiacchiere dei politici.
E’
economicamente assurdo, ma geopoliticamente comprensibile vista la dipendenza
dagli USA, che il Governo Meloni sia particolarmente preso dalla narrazione
americana sulla Via del Cotone Imec
facendone un tema importante della sua politica estera. Il ministro degli
esteri Tajani ha annunciato per l’autunno prossimo a Trieste un summit dei
ministri degli esteri dei paesi coinvolti, allargato ai paesi del Trimarium, baltici e polacchi in testa,
evidenziandone così la valenza geopolitico-militare per il rafforzamento del
fianco est della Nato.
Questa postura del governo italiano
contiene il grande rischio di isolamento del paese dagli indispensabili traffici con la parte orientale e centrale dell’
Eurasia e di sottovalutazione dell’ importanza del Middle Corridor –Titr concentrandosi invece sui miraggi della Via del Cotone – Imec per scelta ideologica filoamericana.
Meglio sarebbe sviluppare i rapporti
con la Cina e riprendere quelli con la Russia, visto che le loro navi non sono
attaccate dagli Houthi e possono mantenere e sviluppare la fondamentale rotta
attraverso Suez e il Mar Rosso che continua a rimanere precaria per gli altri.
Paolo Deganutti
Articolo per la rivista "Pluralia" pubblicato in Italiano, Inglese, Cinese e Russo.
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