Nel corso del colloquio con il presidente della repubblica Sergio Mattarella alla Casa Bianca, Donald Trump ha concesso che i dazi sull’import agroalimentare dall’Unione Europea hanno un impatto troppo duro sull’Italia. Ha poi detto che senza “il fardello [normativo] imposto dall’Ue e per nulla equo”, l’interscambio commerciale con lo Stivale sarebbe molto più ampio. In seguito, ha espresso soddisfazione perché gli italiani hanno posto freni agli investimenti cinesi nella penisola dopo un iniziale disaccordo.
Perché conta: L’Italia sta facendo pressione per rivedere i dazi approvati dalla Casa Bianca contro i paesi Ue in seguito al caso Airbus. Le tariffe entrano in vigore venerdì. Le nostre istituzioni intendono alleggerirle insistendo sul fatto di essere fra le economie più colpite dalle misure pur non facendo parte del consorzio.
Normalmente queste trattative non hanno grande rilievo geopolitico. In questo caso invece il commento di Trump sulla possibilità di aumentare i commerci italo-americano possiede un risvolto strategico. Largamente interpretato da media e commentatori come invito a Roma a proseguire la mediazione per arrivare a un accordo di libero scambio Usa-Ue, si tratta piuttosto di un’offerta al nostro paese a stemperare il vincolo con la filiera produttiva tedesca. In particolare quello del Nord Italia, che arriva a pensarsi mitteleuropeo, dunque ingranaggio della sfera geoeconomica germanica, vista sempre con sospetto oltreoceano.
Il commento sulla Cina palesa infine la necessità per un paese sorvegliato speciale come il nostro di valutare con la principale potenza d’Europa, nonché garante della nostra difesa militare e finanziaria, iniziative strategiche con altre potenze prima di aderirvi, non dopo averlo fatto. Anche perché Washington ha fatto dei rapporti tecnologici e commerciali con la Cina delle province del proprio impero una linea rossa.
Per approfondire: Quale Italia vuole l’America
Nessun commento:
Posta un commento