Le suddivisioni del Vecchio Continente secondo Berlino rivelano alcuni tratti della mentalità strategica tedesca.
carta di Laura Canali
La carta riprende una proposta del Comitato permanente per i nomi geografici (STAGN) della Repubblica Federale. Subito colpisce la coincidenza con alcuni confini spostati dal Trattato di Versailles (28 giugno 1919) dopo la prima guerra mondiale.
Nella suddivisione secondo criteri cultural-spaziali, l’Europa centrale (Mitteleuropa) comprende Alsazia, Lorena, Trentino, Alto Adige, parte del Veneto, Friuli, Trieste, Vojvodina, Transilvania e Ucraina occidentale. Tutti territori appartenuti all’impero guglielmino o a quello austro-ungarico fino alla sconfitta nella Grande guerra.
Nella Mitteleuropa rientra buona parte dei paesi oltre l’ex cortina di ferro, ciò che comunemente in Europa occidentale e mediterranea è chiamato Est. Se per Polonia, Ungheria, Cechia e Slovacchia l’assegnazione al centro del continente è fatto piuttosto assodato, lo è meno per le tre repubbliche baltiche. Estonia, Lettonia e Lituania figurano comunque nell’Europa centrale poiché per secoli popoli germanici le hanno abitate, fino alla rimozione forzosa dopo la seconda guerra mondiale. Slovenia e Croazia, che di solito sono pensate come balcaniche, sono ricondotte alla porzione centrale del continente. Lo conferma la loro integrazione nell’Ue, più veloce rispetto ad altre nazioni gemmate dalla ex Jugoslavia che ancora attendono l’adesione.
La carta conferma due aspetti cruciali della mentalità spaziale tedesca. Primo, la consapevolezza di non appartenere all’Occidente, ma di rivendicare una posizione centrale nel continente (Mittelage), non soltanto geografica. Secondo, l’esistenza di una sfera d’influenza geoeconomica, costruita mediante il vettore dell’Ue, che ricalca confini storici e culturali degli spazi dominati dai popoli germanici. E che pertanto può essere elevata in sfera d’influenza tout court.
Testo di Federico Petroni.
Inedito a colori di Laura Canali in esclusiva su Limesonline.
me par che i ga ragion .
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