L’incontro di lunedì 30 settembre fra Giorgia Meloni e Larry Fink, il numero uno di BlackRock, il più grande fondo finanziario americano e del mondo, è solo la punta avanzata di una strategia di penetrazione del capitale finanziario americano negli asset strategici del satellite italiano.
Sul tavolo della riunione tra Meloni e Fink c’ era la creazione di una o più società nazionali per la gestione dei porti, aperta ai capitali privati, che superi la frammentazione attuale del sistema portuale italiano e la cessione di una quota di Ferrovie dello Stato o più probabilmente di Trenitalia. Si è stabilita la creazione di un tavolo di lavoro permanente tra BlacRock e ministeri competenti.
BlackRock ha appena ricevuto dal governo Meloni l’autorizzazione a superare la soglia del 3% in Leonardo, la più grande industria europea di armamenti.
E’ di luglio la scalata di KKR, fondo americano avente l’ex direttore della Cia David Petraeus tra i suoi partner, al controllo della rete di Telecom Italia.
Anche con Musk si è parlato di infrastrutturazione internet affidata a Starlink seduti ad un tavolo a un Galà dell’ Atlantic Council.
La cosa anomala è che si sta procedendo con un metodo simile alla “trattativa privata” in business di miliardi checomportano la cessione della proprietà di asset strategici pubblici a una potenza straniera.
Cosa ne sarà della neutralità del Porto Franco Internazionale di Trieste se l’ Autorità Portuale sarà privatizzata e ceduta, interamente o parzialmente, al capitale americano?
Ci sarà un’ alzata di scudi dei politici come avvenuto contro la Via della Seta cinese che non prevedeva alcuna cessione di proprietà del porto di Trieste diventandone terminal, ma solo una concessione temporanea come per tutti gli altri operatori presenti?
Vedi: "Il governo scommette in una collaborazione con BlackRock anche sui porti" Giorgio Santilli Il Foglio 02 ott 2024
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