L' ottimo giornalista Mauro Manzin dà notizia sia della decisione ungherese di puntare sul Porto di Trieste, con cui ci sono già intensi rapporti e linee ferroviarie giornaliere, sia del disimpegno dall' indispensabile raddoppio della linea ferroviaria Capodistria - Divaccia che essendo ormai satura rappresenta la principale strozzatura allo sviluppo del porto sloveno che dista solo 6 chilometri da Trieste.
Ricordiamo che l' Ungheria è stato il primo paese della UE ad entrare nelle "Nuove Vie della Seta" firmando il "memorandum d' intesa" con Pechino (clicca QUI) e che Budapest doveva diventare il terminal ferroviario della linea ad alta velocità che avrebbe dovuto collegare il Porto del Pireo controllato dalla COSCO cinese all' Europa Centrale e che sta incontrando difficoltà tecniche e geopolitiche.
Questo progetto avrebbe tagliato fuori dal grosso dei flussi commerciali l' Alto Adriatico e Trieste in particolare.
Ricordiamo che l' Ungheria è stato il primo paese della UE ad entrare nelle "Nuove Vie della Seta" firmando il "memorandum d' intesa" con Pechino (clicca QUI) e che Budapest doveva diventare il terminal ferroviario della linea ad alta velocità che avrebbe dovuto collegare il Porto del Pireo controllato dalla COSCO cinese all' Europa Centrale e che sta incontrando difficoltà tecniche e geopolitiche.
Questo progetto avrebbe tagliato fuori dal grosso dei flussi commerciali l' Alto Adriatico e Trieste in particolare.
E' pertanto molto significativo il suo interesse sul nostro porto e l' abbandono di quello di Capodistria ed è da valutare quanto abbiano contato su questa scelta i disaccordi e conflitti all' interno della UE. Trovano concreta conferma gli ottimi rapporti con l' Ungheria di cui parlava il Presidente Fedriga in un intervista rilasciataci un mese fa (clicca QUI).
Riportiamo sotto per intero l' articolo di Manzin sul Piccolo di oggi, mentre proprio domani il presidente della Port Authority di Trieste e vicepresidente dei porti europei Zeno D’Agostino sarà a Budapest.
Le paure seminate ad arte di un pericolo di "monopolio cinese" e di "svendita alla Cina” del Porto Franco Internazionale di Trieste sono irrealistiche. In realtà ci sono molteplici e concreti interessamenti per il Porto Franco Internazionale di Trieste che per la sua collocazione geopolitica è il vero porto dell’ Europa Centrale ed Orientale sulle Nuove Vie della Seta ed è lo snodo intermodale ideale tra nave e ferrovia, ancora oggi come ai tempi di "Trieste porto dell' Impero" per evidenti motivi geopolitici, economici e di infrastrutturazione ferroviaria.
La DP WORLD importantissima compagnia emanazione dell’ Autorità Portuale del Dubai è concretamente interessata a un terminal a Trieste ed ha già iniziato trattative per ampliare e/o costruire un nuovo terminal (QUI una scheda).
Ormai è noto e dibattuto anche il concreto interessamento del colosso cinese CHINA MERCHANTS GROUP di cui già parla la stampa da giorni (QUI).
Ormai è noto e dibattuto anche il concreto interessamento del colosso cinese CHINA MERCHANTS GROUP di cui già parla la stampa da giorni (QUI).
L’ esito auspicabile e probabile di questa situazione, e di questa benefica concorrenza tra grandi operatori internazionali, è che vi saranno due grandi terminal: uno per gli operatori cinesi e uno per gli operatori del Dubai.
Presumibilmente i Moli VII e VIII che insisterà sulla Piattaforma Logistica in costruzione.
E adesso si aggiunge l' interesse ungherese ad acquisire concessioni di infrastrutture a lungo periodo per attività logistiche.
Presumibilmente i Moli VII e VIII che insisterà sulla Piattaforma Logistica in costruzione.
E adesso si aggiunge l' interesse ungherese ad acquisire concessioni di infrastrutture a lungo periodo per attività logistiche.
Tutti gradiscono molto lo status di Porto Franco di Trieste perché è uno strumento che usano ampiamente con successo in patria sia in Cina (vedi la gigantesca Free Zone di Shanghai e non solo) sia a Dubai.
Tutti questi operatori hanno forte interesse non solo allo shipping ma anche alle ricadute industriali e produttive nel retro porto, cosa che hanno ben collaudato nelle Free Zones in patria e nel mondo.
Non c è contrapposizione fra porto ed industria, ma solo fra buon porto e cattiva industria.
Tutti questi operatori hanno forte interesse non solo allo shipping ma anche alle ricadute industriali e produttive nel retro porto, cosa che hanno ben collaudato nelle Free Zones in patria e nel mondo.
Non c è contrapposizione fra porto ed industria, ma solo fra buon porto e cattiva industria.
Resta il problema del collegamento ferroviario della nuova Piattaforma Logistica e del Molo VIII e della necessaria nuova stazione di Servola che dovrebbe sorgere al posto dell’ “Area a Caldo” della Ferriera, fonte del più pesante inquinamento della città.
Giovedì scorso c'è stato un incontro tra L’ Autorità Portuale e Arvedi, proprietario della Ferriera, che ha dato inizio alle trattative anche su questo punto indispensabile per consentire la formazione di treni di 750 metri, che sono il nuovo standard europeo che sarà effettivo con l'apertura dei trafori del Semmering e della Koralpe, e che rappresenta la vera soluzione del problema dell’ inquinamento della Ferriera.
Ecco l' articolo di Manzin sul Piccolo:
Orban abbandona Capodistria «Accordi col Porto di Trieste»
L’Ungheria non parteciperà con i previsti 300 milioni di euro alla realizzazione del raddoppio della linea ferroviaria tra lo scalo del Litorale sloveno e Divaccia
Mauro Manzin / LUBIANA
Clamoroso “colpo basso” al governo della Slovenia. A mollare il pesante ko è il premier ungherese Viktor Orban il quale venerdì scorso durante l’incontro della diaspora magiara ha affermato che Budapest non darà un euro alla Slovenia per la realizzazione del raddoppio della traccia ferroviaria tra Capodistria e Divaccia, infrastruttura considerata strategica e imprescindibile per lo sviluppo dello scalo del Litorale da parte dell’esecutivo. Nel piano finanziario di realizzazione del raddoppio, peraltro molto lacunoso e oggetto del referendum sull’opera poi bocciato dal corpo elettorale per mancato quorum, la Slovenia aveva da anni dato quasi per certo e dopo molti abboccamenti con l’esecutivo di Budapest, l’arrivo di 300 milioni di euro. Certo non risolutivi ma comunque una fetta importante per portare a termine un’infrastruttura da quasi due miliardi di euro. Orban è stato chiarissimo e il ko ha messo al tappeto Lubiana perché il premier magiaro ha giustificato la decisione del suo governo in quanto l’Ungheria è interessata al dialogo con il porto di Trieste. E proprio domani il presidente della Port Authority del capoluogo del Friuli Venezia Giulia e vicepresidente dei porti europei Zeno D’Agostino sarà proprio a Budapest. Non si dovrebbe parlare di accordi ma è fin troppo chiaro che i “fuori onda” non mancheranno di toccare questo argomento. Orban ha affermato che le trattative partiranno con il Porto di Trieste, che dà in concessione a lungo termine alla logistica le proprie infrastrutture, e riguarderanno proprio la possibilità di collaborare nel settore logistico con i necessari investimenti da parte delle aziende ungheresi. Il ministro delle Infrastrutture della Slovenia Alenka Bratušek ha comunque più volte sostenuto che il Paese è in grado di portare a termine l’opera di raddoppio della linea ferroviaria Capodistria-Divaccia anche da sola, anche se non sarebbe contraria alla cooperazione dei Paesi contermini se questa dimostrerà di portare al progetto un valore aggiunto. Proprio di recente Lubiana ha tolto la qualifica di segreto alla documentazione esistente sui contatti avuti tra la Slovenia e l’Ungheria relativamente proprio alla cooperazione nel realizzare l’infrastruttura. «Non abbiamo ancora messo il punto nella collaborazione con l’Ungheria - ha detto di recente Bratušek - ma saremo noi che porremo i termini a Budapest o a chiunque altro per la cooperazione stessa». Il ministro ha aggiunto di essere pronta a sondare l’interesse di altri Paesi contermini che in una lettera avevano epresso un certo interesse. A tale riguardo, ha concluso sempre Bratušek, sarà presa una decisione ufficiale del governo entro la fine dell’anno. I media sloveni si “consolano” scrivendo che Orban non andrà a investire al Porto di Fiume nella “poco amica Croazia”. Insomma, è ko tecnico. —
Orban abbandona Capodistria «Accordi col Porto di Trieste»
L’Ungheria non parteciperà con i previsti 300 milioni di euro alla realizzazione del raddoppio della linea ferroviaria tra lo scalo del Litorale sloveno e Divaccia
Mauro Manzin / LUBIANA
Clamoroso “colpo basso” al governo della Slovenia. A mollare il pesante ko è il premier ungherese Viktor Orban il quale venerdì scorso durante l’incontro della diaspora magiara ha affermato che Budapest non darà un euro alla Slovenia per la realizzazione del raddoppio della traccia ferroviaria tra Capodistria e Divaccia, infrastruttura considerata strategica e imprescindibile per lo sviluppo dello scalo del Litorale da parte dell’esecutivo. Nel piano finanziario di realizzazione del raddoppio, peraltro molto lacunoso e oggetto del referendum sull’opera poi bocciato dal corpo elettorale per mancato quorum, la Slovenia aveva da anni dato quasi per certo e dopo molti abboccamenti con l’esecutivo di Budapest, l’arrivo di 300 milioni di euro. Certo non risolutivi ma comunque una fetta importante per portare a termine un’infrastruttura da quasi due miliardi di euro. Orban è stato chiarissimo e il ko ha messo al tappeto Lubiana perché il premier magiaro ha giustificato la decisione del suo governo in quanto l’Ungheria è interessata al dialogo con il porto di Trieste. E proprio domani il presidente della Port Authority del capoluogo del Friuli Venezia Giulia e vicepresidente dei porti europei Zeno D’Agostino sarà proprio a Budapest. Non si dovrebbe parlare di accordi ma è fin troppo chiaro che i “fuori onda” non mancheranno di toccare questo argomento. Orban ha affermato che le trattative partiranno con il Porto di Trieste, che dà in concessione a lungo termine alla logistica le proprie infrastrutture, e riguarderanno proprio la possibilità di collaborare nel settore logistico con i necessari investimenti da parte delle aziende ungheresi. Il ministro delle Infrastrutture della Slovenia Alenka Bratušek ha comunque più volte sostenuto che il Paese è in grado di portare a termine l’opera di raddoppio della linea ferroviaria Capodistria-Divaccia anche da sola, anche se non sarebbe contraria alla cooperazione dei Paesi contermini se questa dimostrerà di portare al progetto un valore aggiunto. Proprio di recente Lubiana ha tolto la qualifica di segreto alla documentazione esistente sui contatti avuti tra la Slovenia e l’Ungheria relativamente proprio alla cooperazione nel realizzare l’infrastruttura. «Non abbiamo ancora messo il punto nella collaborazione con l’Ungheria - ha detto di recente Bratušek - ma saremo noi che porremo i termini a Budapest o a chiunque altro per la cooperazione stessa». Il ministro ha aggiunto di essere pronta a sondare l’interesse di altri Paesi contermini che in una lettera avevano epresso un certo interesse. A tale riguardo, ha concluso sempre Bratušek, sarà presa una decisione ufficiale del governo entro la fine dell’anno. I media sloveni si “consolano” scrivendo che Orban non andrà a investire al Porto di Fiume nella “poco amica Croazia”. Insomma, è ko tecnico. —
Il progetto ora in difficoltà di linea ferroviaria ad alta velocità Pireo-Budapest
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