Incontrando Angela Merkel a Berlino, il premier italiano Giuseppe Conte non era al cospetto della Germania, ma di una parte, sia pure la più importante, di essa.
Nel governo tedesco si sta consumando un duro scontro fra la cancelliera e il ministro dell’Interno Horst Seehofer. Una sfida politica e soprattutto geopolitica. Seehofer è di fatto il leader della Baviera, essendo principale esponente del partito locale CSU che dispone della maggioranza assoluta nel secondo Stato della Repubblica Federale per pil e popolazione. Il Land è profondamente conservatore, nonché primo approdo tedesco dei flussi migratori provenienti da sud: tanto basta a far temere alla classe dirigente bavarese di perdere terreno nei confronti dell’estrema destra di Alternative für Deutschland alle elezioni del 14 ottobre.
Le istanze della Baviera sono arrivate al governo a Berlino. Seehofer ha presentato un piano in 63 punti per affrontare la questione dell’immigrazione, fra cui ce n’è uno su cui Merkel ha messo il veto: il conferimento ai singoli Länder dell’autorità necessaria a respingere al confine i rifugiati la cui domanda è stata registrata in un altro paese, ossia quello di arrivo nell’Ue (è l’obbligo del regolamento di Dublino contro cui si batte Roma, essendo in prima linea nel Mediterraneo). Il ministro dell’Interno ha minacciato di far cadere il governo, ma la cancelliera ha ottenuto 14 giorni per negoziare accordi bilaterali con i membri periferici dell’Ue, tra cui appunto Grecia e Italia.
In questo contesto si è svolto l’incontro con Conte. Merkel vi è arrivata con l’esigenza di salvare il proprio governo e di proteggere lo Stato da faglie territoriali in espansione. Imperativi interni che spingeranno Berlino, al netto della retorica, a smorzare le richieste di solidarietà fra i paesi Ue sulla gestione dei migranti e a rafforzare invece le frontiere esterne dell’Unione. Per ripristinare una qualche forma di normalità in uno spazio europeo in cui Schengen esiste ormai più sulla carta che sul campo.
In questo senso vanno lette le aperture della cancelliera a una “guardia costiera europea”, a un potenziamento di Frontex, a centri d’accoglienza dei migranti nei paesi di transito, a un maggiore impegno per stabilizzare la Libia. Provare a tamponare i flussi prima che tocchino il suolo d’Europa, invece di smistarli proporzionalmente nel continente. Allineando la Germania alle posizioni dell’Austria, che la settimana scorsa ha invocato un asse con Roma e Berlino proprio in tema di migrazioni. E cercando un compromesso con la Francia: oggi stesso Merkel parla con Macron delle proposte transalpine sulla “sovranità” europea.
Nota della redazione triestina:
Tuttavia oggi alcuni giornali come l' Huffington Post sottolineano che "Il governo gialloverde italiano che doveva farsi valere in Europa rischia di rimanere 'stritolato' nel solito asse franco-tedesco, perenne e inscalfibile, oggi rinvigorito dall'intesa tra Angela Merkel ed Emmanuel Macron sui respingimenti dei migranti già registrati nei paesi di primo approdo. Come l'Italia o la Grecia, i due Stati Ue dove si riversa la maggioranza degli arrivi nel continente."
Per leggere l' articolo intero del Huffington cliccare QUI.
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