Articolo pubblicato su Limes il 14 Gennaio 2025
La vera natura della città giuliana dietro i luoghi comuni e i fantomatici progetti che la vorrebbero ponte tra Oriente e Occidente. Dall’eccesso di teorie dei think tank alla riscrittura dell’identità storica triestina operata dal fascismo. La menzogna del Trimarium.
di Sergio Bologna (*)
Quando il governo italiano firmò il memorandum of understanding (Mou) con la Repubblica Popolare Cinese per le nuove vie della seta, e tra i firmatari del documento c’era anche l’allora presidente dell’Autorità portuale di Trieste e Monfalcone, si scatenò una campagna con manifesti affissi in tutta la città giuliana, per la quale il porto, in qualità di infrastruttura strategica, sarebbe stato ceduto a una potenza straniera.
Persino l’ambasciatore americano in Italia s’inquietò e si precipitò a Trieste per scoprire che il grande allarme sollevato dal Mou non aveva nessuna ragione di esistere. In quella circostanza però nessuno ebbe il coraggio di ricordare un piccolo particolare che avrebbe fatto cadere nel ridicolo certe campagne allarmistiche e che io solo feci notare nella newsletter mensile dell’Aiom (Agenzia imprenditoriale operatori marittimi di Trieste), purtroppo non ripresa da altre pubblicazioni di settore.
Qual era questo particolare? Che Trieste non solo non è mai stata un presidio della Cina in Europa, ma è – e continua a essere – uno dei presidi più importanti di Taiwan nel Vecchio Continente per la presenza della Evergreen. La compagnia di bandiera taiwanese, che nel lontano 1998 acquisì il glorioso Lloyd Triestino ribattezzandolo nel 2006 Italia Marittima, negli ultimi anni ha contribuito al rilancio della cultura marinara e del know-how marittimo e portuale dell’Istituto nautico e dell’Accademia nautica dell’Adriatico. Vale la pena ricordarlo, ora che siamo di fronte a un eccesso di teorie sul ruolo di Trieste nello scacchiere geopolitico internazionale, dove ogni giorno le tensioni tra Oriente e Occidente si fanno più forti.
Anche l’articolo a firma di Kaush Arha e Carlos Roa intitolato “Trieste, porta europea e nuova via dell’oro”, pubblicato nell’ultimo numero di Limes, non sfugge a tale tentazione cercando di convincere i lettori dell’esistenza di una fantomatica “via dell’oro” di cui la città adriatica, grazie al suo porto franco, sarebbe capolinea.
Lo sbocco naturale dell’irredentismo fu il fascismo, che coinvolse anche una parte della comunità ebraica. Fascismo che si distinse subito per il suo razzismo antislavo. La nascita stessa dello squadrismo si fa risalire al 13 luglio 1920 con l’incendio del Narodni Dom, la Casa degli sloveni. Il regime di Mussolini farà di tutto per cancellare la memoria del passato asburgico, 500 anni di storia.
Quelli che appaiono come interventi urbanistici del fascismo sono in realtà operazioni di riorganizzazione della memoria storica e dunque dell’identità culturale della città. Trieste doveva essere riportata al suo passato romano e per riportarne alla luce le vestigia tra il 1934 e il 1938 il ghetto ebraico fu demolito. Infine la scelta di Mussolini di Trieste come palcoscenico da cui annunciare l’emanazione delle leggi razziali nel 1938, tributo concesso a Hitler per accreditarsi come alleato militare.
Ho otto anni quando assisto dal balcone della casa in cui sono nato alle ultime scaramucce tra i partigiani di Tito e la guarnigione tedesca asserragliata nel Castello di San Giusto. Nel mio quartiere, San Giacomo, dove tanti erano lavoratori e tecnici dei cantieri navali (tra cui mio padre) e dove i partigiani jugoslavi sono stati accolti come liberatori, i bombardamenti alleati avevano fatto strage.
Ma è nel dopoguerra che Trieste comincia a diventare bastione del confronto tra Est e Ovest. Per nove anni, dal 1945 al 1954, la città è amministrata dal Governo militare alleato (Gma). È lì che affondano le proprie radici gli avvenimenti che scorrono oggi sotto i nostri occhi e quel rinnovato interesse geopolitico per Trieste di cui si fanno portavoce sedicenti think tank.
Trieste allora è come appoggiata sulla cortina di ferro. La si può toccare con mano andando in gita sul Carso. Secondo la testimonianza di Diego De Castro, rappresentante del governo italiano presso il Gma, sono sedici i servizi segreti che inviano le loro spie in città (sedici!). Se ne vanno quando finisce l’amministrazione alleata, ma nemmeno due anni dopo, nel 1956, nasce Gladio, “organizzazione paramilitare frutto dell’intesa tra la Cia e i Servizi segreti italiani”, si legge su Wikipedia.
È qui che il “lato oscuro”, e un po’ inquietante, della città si alimenta, rimane a lungo sottotraccia, emerge ogni tanto sotto diverse spoglie, capace di staccarsi da compromissioni eversive, e diventa lobby, normale rete di relazioni che offre di volta in volta il suo endorsement per i posti chiave del potere locale. Che legame c’è, se c’è, tra queste lobby e i think tank da cui provengono i profeti delle diverse “vie auree”?
Quanto siano cervellotiche certe trovate di questi think tank lo dimostra la cosiddetta “teoria del Trimarium”, ipotetico sistema economico comprendente i tre mari Baltico, Adriatico e Mar Nero, poggiando sui porti di Danzica, Trieste e Costanza. Per capire quanto attendibile sia tale teoria, basterà dire che oggi non esiste una sola linea marittima né una sola linea ferroviaria per un collegamento diretto fra Trieste e Danzica o fra Trieste e Costanza.
Il porto di Trieste ha due sole “rendite di posizione”: l’oleodotto, che fornisce parte del fabbisogno energetico di Austria, Germania e Cechia e le linee di traffico con la Turchia, che con frequenza giornaliera trasportano semirimorchi e si concentrano a Trieste in virtù di un particolare regime ispirato alle norme del trattato di pace del 1947 sul porto franco e sul conseguente principio del libero transito dei flussi di traffico internazionali: l’esenzione dai contingenti bilaterali. Infine, Trieste rientra nel sistema di difesa della Nato che comprende parte del Friuli e del Veneto, da sempre sedi d’importantissime basi con presenza di armi nucleari.
Note
1. Le newsletter mensili si possono leggere sul sito www.aiom.fvg.it.
2. Poche città italiane, pochi territori sono stati indagati con tanta intensità e acribia da stuoli di storiche e di storici che vanno da Anna Millo a Marina Cattaruzza, da Diana De Rosa a Marta Verginella, da Tullia Catalan a Claudia Cernigoi, da Giulio Sapelli a Giovanni Miccoli, da Enzo Collotti a Elio Apih, da Teodoro Sala a Galliano Fogar, da Raoul Pupo a Patrick Karlsen. Stupisce pertanto la disinvoltura con cui si ignora tutta questa letteratura.
3. Trieste sotto: 1943-1954, serie di trasmissioni curate da Marino Maranzana per la tv italiana, oggi disponibile su Dvd.
4. La liberalizzazione dell’autotrasporto internazionale di merci in transito attraverso il porto di Trieste è stata istituita in via sperimentale con decreto del ministero dei Trasporti del 17 gennaio 1981, confermata in via definitiva con decreto del ministero dei Trasporti del 21 gennaio 1982 (Gu 73/1982) ed integrata e perfezionata con successivi decreti del ministero dei Trasporti del 20 dicembre 1984 e 8 ottobre 1993. Le norme sopra indicate riguardano il transito di veicoli stradali e trattori stranieri che trasportano o caricano merce nel porto di Trieste da e per il paese estero di appartenenza e transitano sul territorio nazionale esclusivamente attraverso i valichi internazionali di Brennero, Tarvisio, Gorizia e Fernetti. Il regime di agevolazione scatta mediante l’emissione di un permesso internazionale di transito da parte degli uffici dell’amministrazione portuale in coordinamento con gli uffici provinciali della Motorizzazione Civile, la cui esibizione esonera dal pagamento di ogni altro onere, inclusa la tassa di circolazione e, soprattutto, esclude il trasporto dal contingente bilaterale stabilito annualmente tra l’Italia e i paesi esteri contraenti, alla sola condizione del riconoscimento del principio di reciprocità verso i vettori italiani di caricare o scaricare merce nel porto di Trieste destinata o proveniente dai paesi stessi.
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(*) Il prof. Sergio Bologna è uno dei massimi esperti europei di logistica. Consulente di governi e dell' Autorità Portuale di Trieste è Presidente dell' AIOM Agenzia Imprenditoriale Operatori Marittimi di Trieste. E' autore di numerosi libri anche di storia.