DIBATTITO SU QUESTIONI INTERNAZIONALI PER UNA CITTA' INTERNAZIONALE

lunedì 28 marzo 2022

GUERRA IN UCRAINA E IL RIARMO DELLA GERMANIA - PERCHE’ E’ IMPORTANTE PER TRIESTE, STRETTA TRA “PORTO STRATEGICO” PER LA NATO E RIGASSIFICATORE - Do you remember “Corridoio Europeo n.5 Lisbona-Kiev” che passava per Trieste ? E le “Nuove Vie della Seta”?



Andreotti diceva: “Amo talmente tanto la Germania che ne preferivo due”.
Rappresentando così la diffusa preoccupazione per una Germania riunita e armata che torni ad esercitare un ruolo di potenza geopolitica.
In 20 anni abbiamo invece assistito alla riunificazione tedesca, al suo diventare potenza economica e ora anche militare, cioè compiutamente attore geopolitico, per quanto ancora riluttante ad assumersene pienamente la responsabilità.

Infatti il 27 febbraio scorso il cancelliere Olaf Scholz ha annunciato il riarmo della Germania in conseguenza della guerra in Ucraina.
Cento miliardi di euro subito e la decisione di investire più del 2% dell’ imponente PIL tedesco ogni anno nella difesa: la Repubblica Federale Tedesca diventerà così la terza potenza al mondo, dopo Stati Uniti e Cina, quanto a spese per le Forze Armate.

Scrive Lucio Caracciolo, direttore di Limes, su La Stampa del 25 marzo: “C'è voluta l'invasione dell'Ucraina per ricordarci che la Federazione Russa è nient' altro che la forma presente dell'Impero Russo”.
Se ciò è vero si può verosimilmente sostenere che la Germania, rientrata nella Storia con un ruolo geopolitico economico e militare, stia diventando la forma presente del Sacro Romano Impero Germanico - ovvero l’ Impero Austriaco unito all’ Impero Tedesco - così come la Repubblica Popolare Cinese è la forma moderna del Celeste Impero e gli USA sono un recente impero talassocratico che ha rimpiazzato l’ Impero marittimo Inglese, mentre la Turchia di Erdogan ha l’

ambizione di ricalcare le gesta dell’ Impero Ottomano estendendosi fin sulla Libia e il Mediterraneo, la “Patria Blu - Mavi Vatan, e relativi giacimenti di idrocarburi.

Insomma l’ idea, e non solo l’ idea, di Impero è ancora attiva a 100 anni dalla fine della Grande Guerra che ha visto il crollo degli imperi centrali e il trionfo degli “Stati Nazione” in una proliferazione di stati e nazionalismi aggressivi.
Senza però che si sia creato un assetto sufficientemente stabile in grado di contenere gli attriti nazionalistici che hanno insanguinato il ‘900  e continuano anche oggi.
                                                                                                                                     

Perfino l’ attuale situazione dell’ Ucraina ne è ancora influenzata con la parte occidentale, la Galizia e i dintorni di Leopoli, che faceva parte dell’ Impero Asburgico come Trieste, area dove è nato e si alimenta il nazionalismo ucraino, mentre la parte sud orientale, faceva parte dell’ Impero Russo, compresa Odessa che fu fondata nel 1794 dalla Zarina Caterina II.
Come è noto la massima parte dei triestini nella Prima Guerra Mondiale era inquadrata nel K.u.k. Infanterie Regiment Georg Freiherr von Waldstätten Nr.97  che ha combattuto in Galizia (Leopoli) ed era noto ai comandi austriaci per la sua indisciplina in cui riconosciamo affettuosamente una nostra certa "triestinità". 


La Germania ha sviluppato enormemente la sua economia tramite un’ impostazione mercantilista, a spese dei partners, ed ha inglobato nella sua sfera di influenza e “supply chain” ampi territori europei tra cui il nord italiano.

Il principale partner economico della Germania è la Cina, il principale fornitore energetico alla Germania è la Russia. In tal modo sostenere che si stia realizzando una salda rete economica eurasiatica non è azzardato.

Ovvero i prodromi del “Triangolo geopolitico Germania, Cina, Russia” che anima i peggiori incubi degli Stati Uniti che faranno di tutto per scomporlo.
E soprattutto per impedire l’ alleanza o la pacifica coesistenza tra gli Imperi competitori con Impero USA che era rimasto l’ unico egemone dopo il crollo dell’ URSS.
Gli Stati Uniti sono impegnati  per evitare la formazione di un nuovo Ordine Mondiale basato sul multipolarismo e di un’economia mondiale sganciata dalla centralità del dollaro: entrambi percepiti come pericoli esistenziali.

La Cina ha scelto di estendere la sua influenza e sfuggire all' accerchiamento marittimo americano non con i soldati ma con gli ingegneri e i commerci facendosi promotrice delle “Nuove Vie della Seta” che comportano giganteschi investimenti in infrastrutture per sviluppare i collegamenti.
Per un periodo è sembrato probabile che Trieste ne diventasse un importante terminal europeo sul Mediterraneo. Ma a questa possibilità, come noto, si sono opposti gli USA e i loro referenti locali con motivazioni di carattere strategico.

L’ impero americano,  però, è afflitto da gravi tensioni interne ed ha dimostrato di avere grandi difficoltà a garantire l’ ordine mondiale evitando l’ avanzamento del caos in Europa, che sarebbe compito basilare di un “Gendarme Planetario” che si rispetti.

Quelle descritte sopra sono tendenze geopolitiche ed economiche in atto da tempo ma che la guerra in Ucraina ha fortemente accelerato.
Di fatto però si sta instaurando velocemente una nuova “guerra fredda” con la “Cortina di Ferro” spostata verso Est .
Una nuova “cortina” che ha, ad esempio, eliminato il progetto di  "Corridoio Europeo n.5 da Lisbona a Kiev e verso Mosca” di cui parlavamo negli anni ’90 del secolo scorso con  entusiasmo unificatorio dopo la caduta del muro di Berlino nell’ ‘89.

Trieste in questo quadro è baricentrica rispetto all’ Europa centro orientale egemonizzata dalla Germania e ne rappresenta il principale sbocco, ben collegato, sul Mediterraneo che diventa sempre più strategico.
Ed è certamente in potenza uno snodo fondamentale per i traffici centro europei con l’ Oriente vicino e lontano,” Vie della Seta” cinesi incluse.
Difficilmente però gli USA rinuncerebbero al satellite italiano, ricco di basi che ne fanno la principale proiezione di potenza sul Mediterraneo (e le sue rotte strategiche) mentre considerano il Porto di Trieste strategico sul piano militare per la Nato nell’ ipotesi, che purtroppo vediamo non remota, di conflitti in Europa.

Gli USA e la NATO stanno aumentando i propri contingenti nell’ Europa orientale e gli americani hanno appena annunciato l’ intenzione di installare una nuova Base Nato nei paesi dell’ Est a ridosso  dei confini russi. La cosa verrà ufficializzata nel vertice NATO previsto a Madrid in giugno.
La presenza delle forze americane in Europa è salita a oltre 100mila uomini: il livello più alto dell’ ultimo ventennio.

Quando si era affacciata l’ ipotesi concreta di investimenti cinesi nel porto di Trieste, nell’ ambito delle “Nuove Vie della Seta”, il governo americano ha fatto forti pressioni contrarie motivate dal fatto che il Porto di Trieste è considerato un porto strategico della Nato necessario per la logistica militare e per il servizio alle basi vicine. E pertanto incompatibile con la presenza strutturata anche solo commerciale di potenze avversarie perché possibile portatrice di tecnologie “duali” civili/militari.
Tale caratteristica di porto strategico Nato, utilizzato massicciamente dagli Alleati nei primi anni del secondo dopoguerra, ne ha sempre ostacolato lo sviluppo commerciale che implica traffici con paesi antagonisti o non graditi agli americani.

Assistiamo inoltre a una forte pressione per l’ indipendenza dai gasdotti che portano gas russo, possibile solo con l’ installazione di rigassificatori per il gas liquefatto proveniente via nave dall’ America o da altri fornitori.
Il Porto di Trieste ha appena rifiutato il progetto di installazione di un rigassificatore: sia  per la sua pericolosità in prossimità di una città, sia perché ostacolerebbe gravemente il traffico commerciale a causa delle rigide norme di sicurezza che riguarderebbero buona parte dell’ accesso al porto. Vi è il rischio concreto che torni in auge.

Questa la situazione di Trieste: a cavallo di una storica faglia geopolitica tra imperi antichi e attuali e culture diverse.
Frattura che ne rappresenta la principale contraddizione da risolvere perchè ne sta paralizzando da un secolo lo sviluppo malgrado la posizione geografica e geoeconomica  potenzialmente favorevole ma che risente negativamente della frammentazione statuale dell' entroterra naturale e delle sfere di influenza successive al primo conflitto mondiale.

 Ma il baricentro gravitazionale di Trieste e della sua economia, incentrata sul Porto Franco Internazionale che lavora tuttora per il 90% con l’ entroterra mitteleuropeo, tendono naturalmente verso l’ Europa Centrale che ne fu levatrice e nutrice.
Inoltre una rilevante quota del petrolio per Germania e Austria passa per Trieste e la HHLA di Amburgo non casualmente ha iniziato a investire in un terminal  nel nostro porto, il che rende Trieste strategica per il mondo tedesco (clicca QUI).

La soluzione del rebus sta forse nella sua antica e intima natura di “Città imperiale di Trieste e dintorni” (Reichsunmittelbare Stadt Triest und ihr Gebiet era l'inquadramento amministrativo dato a Trieste durante il lungo e fiorente periodo Austroungarico, mentre Trieste venne annessa nel  Sacro Romano Impero nel 1382).
Condizione da adattare, con elasticità e prudenza, ai tempi attuali e alle nuove condizioni geopolitiche che si stanno delineando in Europa Centrale con la ripresa di ruolo geopolitico della Germania e l’ aggregazione intorno a se di altre entità statuali (clicca QUI).
Per fare un esempio poco noto: l’ esercito olandese è già integrato con quello tedesco ("1º 
corpo d’ armata tedesco-olandese" o 1 GNC).

Trieste ha dunque  interesse a una (ri)unificazione ed estensione del suo entroterra naturale europeo ed a trovare un ruolo autonomo in questo contesto. Naturalmente in forme adatte ai tempi attuali.
Il Porto di Trieste è nato e si è sviluppato per servire il più grande “mercato unico” europeo dell’ ‘800: quello dell’ Impero Asburgico.
Mentre la storia di Trieste degli ultimi cento anni ha dimostrato che è stata fonte di decadenza la sua inclusione in un singolo stato nazionale (Italia) ancorchè periferico e perfino incapace comprendere in 100 anni il valore di un Porto Franco Internazionale con uno status unico in Europa.
Una annessione che si è dimostrata penalizzante la sua funzione di porto internazionale al servizio dell’ Europa centro orientale.

E’ possibile che qualcuno nell’ ambito delle attuali forti frizioni fra superpotenze rispolveri la “questione di Trieste” conseguente al Trattato di Pace del 1947 e soprattutto del suo Porto Franco Internazionale, che dovrebbe essere a disposizione dell’ intera comunità internazionale senza discriminazione alcuna e non egemonizzato da una parte soltanto, ma ciò avverrebbe presumibilmente in modo strumentale: più che altro per dar fastidio all’ avversario piuttosto che per risolvere il problema.

Il punto centrale resta lo sviluppo delle interconnessioni internazionali facendo leva sul Porto internazionale e il regime di Porto Franco che le tensioni internazionali valorizzano e che, secondo il diritto internazionale, comporterebbe doverosamente un atteggiamento di neutralità ed apertura a tutti gli attori geopolitici anche se antagonisti tra loro.
Inoltre l' accorciamento della catena logistica in corso e il "reshoring", cioè il 
rientro in Europa delle aziende che in precedenza avevano delocalizzato, può essere un' importante occasione di sviluppo industriale che utilizzi l' "extraterritorialità doganale" del Porto Franco, se compiutamente riconosciuta. 
Una cosa appare però evidente: che l' ipotesi, cara all' èlite locale, di sviluppo economico di Trieste basata sul turismo di massa dall' entroterra tramite attrattori come Megacquario, Porto Vecchio e Ovovia pare sempre di più campata in aria dopo pandemia e guerra in Europa.
Trieste o è porto internazionale al servizio dell' "Europa di Mezzo" o non è: l' idea di trasformarla in un museo a cielo aperto è fuori dalla realtà oltrechè deprimente.

Paolo Deganutti



1 commento:

  1. E' più consistente la crisi Americana, non è solo interna, ma è di rapporto col resto del mondo; la globalizzazione è finita ad opera della Cina e dello spazio commerciale eccessivo che le è stato concesso nonostante le raccomandazioni di controllo e monitoraggio caldamente suggerite da Von Hayek dall'inizio. La formazione quindi ora di due aree di influenza, decise dagli Usa, è quindi all'origine delle tensioni in Ucraina, con il tentativo di scindere il mercato Ue-Russia anche indebolendole. a questo punto va effettuata una pianificazione nuova per Ue e Russia, non credo che quest'ultima possa accontentarsi di essere il portaborse della soverchiante Cina, la qualcosa implica la possibilità di ridefinire le alleanze e la formazione di un nuovo potente soggetto politico militare e commerciale tale da inserirsi autorevolmente fra Cina e USA.Tenuto conto del nuovo assetto, importante è toglierci dal capo spese militari e minacce nucleari sempre più diffuse e probabilisticamente sempre più instabili. Facendo un nuovo assetto Ue-Russia, approfittando degli armamenti russi, dispiegarli in europa, con doppia chiave naturalmente, ma pubblicizzando relazioni commerciali sotto la condizione di disarmo totale sia a Cina che Usa che agli altri paesi.L'assurdita esponenziale di armamenti è demandata così ai popoli dei relativi stati, altrimenti politicamente non se ne esce.

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