DIBATTITO SU QUESTIONI INTERNAZIONALI PER UNA CITTA' INTERNAZIONALE

sabato 5 marzo 2022

UCRAINA: L’ ACCESSO AI “MARI CALDI” PER LA RUSSIA - TRIESTE CITTA’ DI PACE, POSSIBILE SEDE NEUTRALE DELLE TRATTATIVE –

 

PER TRATTARE BISOGNA RICONOSCERE LE RAGIONI DELL’ AVVERSARIO 

Tra le numerose analisi fornite dagli esperti che in TV hanno sostituito i virologi non si è sentito parlare di “Accesso ai Mari Caldi”: un tema fondamentale per comprendere la politica estera russa.

L’ offensiva russa in Ucraina si sta sviluppando velocemente sulla costa mentre è in stand-by all’ interno: non è un caso anche se i giornalisti occidentali si sorprendono perché non conoscono storia e interessi geopolitici russi.

E’ necessario anzitutto approfondire le origini e le ragioni storiche che hanno attratto la Russia nell’ area mediterranea.

Infatti, già nel 1400, l’Impero russo considerava l’accesso al Mediterraneo condizione fondamentale per assicurarsi un ruolo di potenza protagonista sullo scacchiere globale.
Obiettivo primario della politica estera russa era dunque quello di ottenere uno sbocco nelle acque calde e navigabili, attraverso un processo a tappe.
In quest’ottica era fondamentale il controllo degli stretti e, in particolare, del Bosforo e dei Dardanelli, al tempo territorio dell’Impero Ottomano, potenza in lento ma inesorabile declino.

L’accesso ai mari caldi rispondeva a due bisogni vitali, legati a una ragione commerciale e un’altra militare.

La prima motivazione, prettamente economica, era connessa alla necessità per la Russia di garantire alla propria flotta mercantile rotte di commercio sicure e fruibili tutto l’anno, senza dover attraversare le gelide acque del Mar Baltico e dell’Oceano Artico.

La seconda ragione era invece legata a motivi di sicurezza e alla necessità di incrementare la presenza della flotta militare e la capacità di proiezione verso l’esterno dell’Impero.

Tra il 1700 e il 1900 la questione degli stretti rappresentò una delle maggiori cause di frizione tra l’Impero Russo e le altre potenze europee e in particolare con la Gran Bretagna, potenza marittima al tempo incontrastata, che non aveva intenzione di condividere il Mediterraneo e le sue rotte commerciali privilegiate con San Pietroburgo.

In epoca sovietica la pressione di Mosca è poi aumentata con tentativi di raggiungere il Canale di Suez, corridoio principale verso le rotte commerciali internazionali e, soprattutto, verso l’Oceano Indiano.

Come è noto attualmente il Mediterraneo è diventato nuovamente cruciale grazie anche alle rotte tra Europa, Cina e Asia orientale ed anche grazie alle “Nuove Vie della Seta”.


La Russia è stata privata dello sbocco al Mediterraneo attraverso i principali porti commerciali e/o militari (Odessa, Sebastopoli, Mariupol) con la costituzione della Ucraina trenta anni fa dopo il crollo dell’ URSS, compreso il porto e base militare di Sebastopoli in Crimea che sotto sovranità ucraina erano rimaste solo temporaneamente in affitto.

La cosa poteva restare sopportabile per i Russi fino al 2014 quando in Ucraina vi fu il colpo di stato contro il filorusso Yanucovich in seguito a una delle “Rivoluzioni Colorate” (detta Euromaidan) che tutti gli analisti concordano essere state fomentate soprattutto dagli USA nei paesi della ex-URSS analogamente a quanto avvenuto con le “Primavere Arabe” finite in un disastro (vedi Libia, Siria ecc.).

Il nuovo potere nazionalista ucraino ha messo in Costituzione l’ adesione alla NATO che la Russia percepisce non come una alleanza difensiva ma aggressiva nei suoi confronti.

In effetti nel 1998 la NATO intraprese azioni di bombardamento contro la Serbia, alleata di Mosca, nell’ ambito della “guerra del Kosovo” che era stato riconosciuto indipendente dagli USA, malgrado nessuno dei paesi dell’ area fosse aderente alla alleanza difensiva nordatlantica.

Le regioni del Donbass nel 2014 si ribellarono al nuovo corso nazionalista dando vita a due repubbliche indipendenti russofone, che Kiev ha cercato di reprimere con una guerra che dura da 8 anni provocando 14.000 morti e due milioni di profughi, mentre la Russia le ha riconosciute soltanto negli scorsi giorni.

Ma il tema geopolitico di lungo periodo continua ed essere l’ “Accesso ai Mari Caldi”.

Si può privare un paese sterminato e con una lunga storia imperiale come la Russia dello sbocco al mare che tradizionalmente ha posseduto senza che questo tenti di riconquistarlo?

Infatti la Russia prima si è ripresa la Crimea con il suo porto strategico di Sebastopoli, è ora avanza rapidamente lungo la costa del Mar Nero da Mariupol (strategico per i rifornimenti di ferro all’ Occidente – vedi acciaierie di Pittini a noi vicine) fino a Odessa.

ODESSA PORTO “GEMELLO” DI TRIESTE

Odessa, città cosmopolita, fu fondata nel 1794 dall’Impero Russo, divenne Porto Franco nel 1819 e fu terminal di partenza dal “Granaio d’ Europa” ucraino dei traffici di cereali per la Mitteleuropa.
Il terminal di arrivo fu Trieste, Porto Franco che soppiantò Venezia.

Odessa fu teatro dei primi moti della Rivoluzione Russa: nel

1905 vi fu la rivolta immortalata nel celebre film “La Corrazzata Potëmkin” dove la scena madre è girata sulla monumentale scalinata costruita con i “masegni” di arenaria provenienti da Trieste.

Celebre fu purtroppo anche il “Massacro d'Odessa”: lo sterminio di larga parte della popolazione ebraica della città ucraina di Odessa avvenuto tra il 22 e il 24 ottobre 1941, quando, come rappresaglia per un attentato contro le truppe di occupazione tedesche e rumene, un numero compreso tra 25.000 e 34.000 ebrei vennero uccisi a colpi di arma da fuoco o bruciati vivi dalle forze di occupazione sostenute dalle numerose milizie collaborazioniste ucraine.

Infatti in Ucraina occidentale vi fu una ampia adesione al nazismo grazie a Stepan Bandera fondatore dell’ "Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini" (OUN) e fondatore dell' "Esercito Insurrezionale Ucraino" (UPA) macchiatosi di orrendi crimini.
Alcuni aderenti a queste formazioni naziste ucraine hanno operato anche nella Risiera di San Sabba di Trieste inquadrati nelle temute SS ucraine - 
Waffen-Grenadier-Division der SS (ukrainische Nr. 1) - vedi Ivan Demjanuc imputato al processo.

Gli eredi ed emuli di questi delinquenti hanno costituito nel 2014 il Reggimento Azov (circa 2.500 effettivi) che insieme a Pravyj Sektor (quasi 10.000) è nato per combattere gli indipendentisti del Donbass dopo aver partecipato alla seconda “rivoluzione arancione” di piazza Euromaidan.

L'Azov è composto per la maggior parte da volontari,

provenienti da partiti e movimenti politici legati all'estrema destra ucraina e integrati da volontari d'ispirazione nazifascista e neonazista provenienti anche da diversi paesi europei tra cui Italia, Francia, Spagna e Svezia: è un reggimento di forze speciali e viene addestrato da istruttori Nato, ma ha mantenuto le insegne che ricalcano gli emblemi delle SS naziste sopra al cosiddetto sole nero, un altro simbolo caro a Hitler.

Mentre Pravyj Sektor si rifà direttamente al collaborazionista nazista Stepan Bandera il cui compleanno l’ Ucraina festeggia come Festa Nazionale 
dal 2018 diventando l' unico paese al mondo che celebra con una Festa Nazionale un collaborazionista nazista.

Nell'aprile del 2014, queste milizie furono regolarmente autorizzate dal Ministro dell'Interno Arsen Avakov, permettendo conseguentemente la costituzione di reparti paramilitari per un totale di circa 12.000 uomini, affiancandoli all'esercito regolare inquadrandoli nella Guardia Nazionale.
Adesso sembra siano operativi soprattutto a Mariupol e Odessa, porti strategici.

Odessa è nota anche per la “Strage di Odessa", il massacro avvenuto il 2 maggio 2014 ad Odessa presso la Casa dei Sindacati ad opera di estremisti di destra, neonazisti e nazionalisti filo occidentali ucraini ai danni dei manifestanti sostenitori del precedente governo filo russo (42 morti).


E’ SAGGIO INVIARE ARMI IN QUESTO CONTESTO?

Chi le usera’? Compresi i micidiali missili portatili americani

Jevelin” ? (vedi foto a fianco di un meme ucraino).

Putin è quello che tutti sanno da anni, non da oggi, ed è inutile meravigliarsi.

Ma per fermarlo non c’ è altra strada che armare ulteriormente questa gente e avviare sanguinosissimi scontri casa per casa ?

Forse è il caso di evitare ragionamenti e comunicazioni iperemotivi che parlano solo alla pancia delle folle.


LA VIA DELLA TRATTATIVA: 
TRIESTE CITTA’ DI PACE E PORTO FRANCO INTERNAZIONALE.

 Una trattativa si fa riconoscendo le ragioni dell’ avversario e cercando un compromesso.

E’ urgente muoversi in questo senso prima che la situazione internazionale precipiti: non solo tra belligeranti ma coinvolgendo persone e paesi terzi.

Sono molto interessanti le proposte di coinvolgere come mediatori paesi come la Cina e personalità come Angela Merkel.

Forse Trieste - tuttora Porto Franco Internazionale - per la sua travagliata storia che ha anche visto i triestini che hanno combattuto nell' esercito austriaco impegnati col '97° in Galizia presso Leopoli, per i suoi rapporti con Odessa e per aver già ospitato un vertice con Putin, può proporsi come sede neutrale delle trattative e dei colloqui di pace.

Paolo Deganutti


Dichiarazione di SERGEI KOROTKIKH esponente del BATTAGLIONE AZOV  a Il Giornale 5/3/22
“…
capaci di utilizzare le numerosi armi che stiamo ricevendo dall'Europa.




1 commento:

  1. il testo (interessante) non menziona le truppe russe senza mostrine, che molti affermano abbiano partecipato alla rivolta/occupazione delle due autoproclamate repubbliche del Donbass. Commento?

    RispondiElimina