DIBATTITO SU QUESTIONI INTERNAZIONALI PER UNA CITTA' INTERNAZIONALE

mercoledì 1 marzo 2017

LA "GAZZETTA MARITTIMA" PARLA DELL' ARTICOLO DI LIMES SUL MEDITERRANEO -


La Gazzetta Marittima, giornale specializzato in shipping pubblicato a Livorno, dedica un commento (QUI) all' articolo di Limes " IL "GRANDE GIOCO" RINASCE NEL MEDITERRANEO " che abbiamo pubblicato per i nostri lettori (clicca QUI).

Ecco il testo dell' articolo della "Gazzetta" per chi non è abbonato.


LA GAZZETTA MARITTIMA 1 marzo 2017
Se il grande gioco delle potenze rinasce nel Mediterraneo sui traffici
LIVORNO – Se il nostro osservatorio sulla portualità è dalla periferia più periferica anche solo in campo europeo – finiti i tempi d’oro di Livorno primo terminal containers del Mediterraneo – è anche vero che le analisi si fanno allargando il raggio delle fonti.

Così ci sembra particolarmente interessante lo studio apparso di recente sulla rivista “Limes” di venerdì scorso dall’emblematico titolo “Il grande gioco rinasce nel Mediterraneo”.

Articolato su una mezza dozzina di pagine con grafici e schede nel Mediterraneo dei traffici merci, lo studio ha un assurto: il caos euro-afro-meridionale, gli interessi della Cina e le strategie della Russia materializzano nel Mare Nostrum una competizione tra imperi simile al Great Game ottocentesco tra Mosca e Londra.

Ne riportiamo la parte finale, perché inquadra il nuovo gioco delle grandi strategie commerciali (e non solo) dopo la ottocentesca eclissi delle nazioni asiatiche e il loro ritorno in forze a fronte di un’Europa solo burocraticamente unita ma frastornata da spinte di fuga e da incertezze politiche. Eccone il testo.

* * *

Oggi gli eredi delle predette nazioni asiatiche sono riemersi. E si inseriscono nei vuoti di potere lasciati dalla superpotenza statunitense, attualmente in una fase di riequilibrio all’insegna dello slogan “America first”. Mentre l’amministrazione Trump assume forme “isolazioniste” con i paesi del Vecchio continente, le correzioni di rotta su Cina, Giappone, Israele e Iran puntano verso la continuità della politica estera americana. Resta da vedere se e quanto tutto ciò durerà.

Anche l’Europa sta cambiando: oramai giunta a un punto di non ritorno e messa alla cappa da forti venti contrari, per sopravvivere discute se sia il caso di diventare un processo a geometria variabile. Il tema di grande dibattito è ora una possibile cooperazione strutturata permanente in materia di difesa: il sessantennale dei Trattati di Roma del marzo 1957 potrebbe dare l’avvio alla realizzazione di qualcosa di simile alla agognate Forze armate europee.

In Medio Oriente, l’opera di frantumazione da parte dello Stato Islamico dell’ingessatura frontaliera e le politiche neo-ottomane del presidente turco Erdogan sembravano averci riportato all’epoca in cui quello spazio aveva confini molto più labili ed era dominato dalla Sublime Porta.

Poi l’irruzione della Russia in Siria, e, richiesta come mediatrice, in Libia ha impresso una svolta alla soluzione dei due conflitti. In questo nuovo quadro geopolitico, una troika inedita, composta da Iran, Russia e Turchia, convocando le parti della guerra civile in Siria ad Astana, ha inteso presentarsi come foro ristretto in sostegno all’azione delle Nazioni Unite.

Per la prima volta dal secondo dopoguerra, l’Occidente è escluso dalla cabina di regia. Come scriveva un nostro politologo un secolo fa, “tutto è fluido ed evanescente come il miraggio del deserto, la realtà di oggi, la menzogna di domani […] i confini si spostano in un incessante ondeggiamento di tribù e capi in perpetua lotta di tendenze religiose e ambizioni territoriali”.

Tutto ciò si combina con il revival cinese delle Vie della seta per restituire centralità e pertinenza al Mediterraneo, cosa che gli europei del Nord stentano a riconoscere. La gravità delle tensioni e delle guerre civili richiedono invece attenzione strategica, a partire dal fenomeno strutturale delle migrazioni. Laddove la strategia, oltre a coniugare i fini con le risorse a disposizione, è anche definizione di priorità e di orizzonte temporale per realizzarle. Per separare l’importante dall’accessorio, le funzioni vitali dai rami secchi. E individuare le opportunità da cogliere.

Nel grande spazio transmediterraneo si configura dunque una potenziale riedizione in chiave moderna di quel Grande gioco in cui, nella prima metà dell’Ottocento, la Russia zarista e la Gran Bretagna si disputarono i territori asiatici al confine dei rispettivi imperi.

Oggi la contesa verte sulla capacità di influenzare, con finalità non sempre disinteressate. Ma proprio nel “condominio” del Mare Nostrum i paesi rivieraschi dovranno ritrovare una convivenza, basata su un nuovo modo di relazionarsi e una condivisione dello spazio transmediterraneo.

Proprio con la rinascita della Via della seta, il nostro Mediterraneo potrebbe aggiungere alla raffigurazione braudeliana di “mille choses à la fois” anche quella di snodo logistico, a due corsie, per le numerose imprese che ne potranno cogliere le opportunità.


Se nel 1976 si stabilì a Helsinki che la sicurezza del continente europeo non poteva essere disgiunta da quella del Mediterraneo, oggi proprio in questo “antico crocevia” si gioca il futuro dell’Ue e dei suoi membri.

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