L’acquisizione della piattaforma logistica giuliana a opera dell’operatore portuale di Amburgo riflette l’opposizione Usa alla presenza di Pechino nelle infrastrutture d’Italia. Ma potrebbe comunque alimentare il transito di merci cinesi nello scalo marittimo triestino.
di Giorgio Cuscito
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Hamburger
Hafen und Logistik (Hhla), che gestisce il porto di Amburgo, ha acquisito il 50,1% della piattaforma
logistica del porto di Trieste, operazione per cui nel 2019 era in prima fila
China Merchants. La mossa innescherà lo sviluppo del molo VIII e la
riconversione della Ferriera in snodo ferroviario proiettato verso il Nord
Europa. L’operazione segue l’acquisizione del terminal intermodale di
Trieste Fernetti da parte di Duisport, che controlla il porto di Duisburg.
Il
progetto consente ad Hhla di espandere la propria rete logistica lungo la rotta
commerciale passante per il Mediterraneo e diretta verso la Germania.
Soprattutto, contribuisce indirettamente all’espansione degli interessi di
Berlino nell’Europa centro-orientale (storicamente contesa con Russia, Turchia
e Usa) e all’integrazione di Trieste nella rete infrastrutturale tedesca.
Soprattutto,
l’ingresso della Germania nello scalo marittimo italiano è in larga parte
conseguenza dei vincoli strategici imposti dagli Usa all’Italia circa la sua
partecipazione alle nuove vie della seta (Bri, Belt and Road Initiative)
tracciate da Pechino. Partecipazione che equivarrebbe alla trasformazione della
Penisola in punto di contatto tra la rotta marittima e quella terrestre
del progetto. Poco più di un anno dopo l’adesione nostrana alla Bri,
l’opposizione dell’America ha determinato un brusco raffreddamento della
collaborazione sino-italiana. Prima nel campo del 5G (vedi l’attivazione
del golden power nel campo delle telecomunicazioni), poi
nello Spazio e ora nei mari.
L’inserimento
della China Communications Construction Company (Cccc) nella lista del
Dipartimento di Stato Usa relativa alle aziende collegate alle Forze armate
cinesi (e quindi passibili di sanzioni) ha complicato ulteriormente la
collaborazione fra Roma e Pechino. Nel 2019 Cccc aveva infatti siglato dei
memorandum d’intesa con Genova e Trieste. Poi ha fatto un’offerta per investire
nel porto di Taranto, che però è finita sui radar dell’intelligence
dell’Italia. L’acquisizione di Hhla nel porto giuliano è l’esempio più
lampante del limitato margine di manovra italiano nei rapporti con la Cina.
L’allineamento della Penisola ai propositi di Washington è stato al
centro degli incontri a Roma del segretario di
Stato Usa Mike Pompeo con il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte e
poi con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Senza sorprese, le critiche di
Pompeo al Pcc durante la visita hanno innescato la piccata replica
epistolaredell’ambasciata della Repubblica Popolare a Roma.
Il botta e risposta a distanza tra Washington e Pechino conferma la rilevanza
che la Penisola svolge nei piani di entrambe le potenze.
Tenuto
conto che la Cina è uno dei più importanti partner commerciali della Germania e
che Berlino sa come negoziare con Pechino, non bisognerebbe stupirsi se
l’acquisizione di Hhla accrescesse i flussi di merci cinesi passanti per
Trieste. Senza investimenti della Repubblica Popolare nel porto e senza l’adesione di Berlino alla Bri.
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