DIBATTITO SU QUESTIONI INTERNAZIONALI PER UNA CITTA' INTERNAZIONALE

venerdì 29 dicembre 2017

LE MONDE - CATALOGNA: IL RITORNO DELLE REGIONI IN EUROPA E' ORMAI IRREVERSIBILE - Un' Europa dei cittadini per dare spazio alle autonomie - Un articolo di Ulrike Guérot (Docente di studi europei di politica e democrazia all'Università del Danubio in Austria)


Il 22 dicembre Le Monde ha pubblicato un articolo della politologa tedesca Ulrike Guerot che suggerisce un' Europa dei cittadini e delle regioni autonome in luogo della sommatoria di Stati Nazione che costituisce l' attuale UE (clicca QUI).
Proponiamo sotto una nostra traduzione, non professionale, dell' articolo:


Le Monde 22/Dic/2017
CATALOGNA: " IL RITORNO DELLE REGIONI IN EUROPA E' ORMAI IRREVERSIBILE"
di Ulrike Guérot 

tre partiti indipendentisti - il JuntsxCat di Carles Puigdemont, l’ ERC di  Oriol Junqueras e L' UPC anticapitalista, tutti e tre più o meno di sinistra e "nazionalisti"-  hanno appena vinto le elezioni in Catalogna con la maggioranza assoluta dei seggi nel parlamento regionale di Barcellona.
Il governo di Mariano Rajoy si aspettava un altro risultato.
Secondo lui, le elezioni avevano lo scopo di sbloccare la situazione tra gli indipendentisti catalani, il potere a Madrid e un' Unione Europea riluttante ad assumere una funzione moderatrice.
Negli ultimi mesi l'Europa ha così assistito a scene sconcertanti: Carles Puigdemont fuggito a Bruxelles con una parte del suo governo in risposta al “commissariamento” della Catalogna dopo il referendum del 4 ottobre, con una conseguente situazione tumultuosa e caotica; lo stato spagnolo ha indetto nuove elezioni per placare gli spiriti.
Con il risultato delle elezioni del 21 dicembre, si è tornati al punto di partenza?
In nessun modo, perché il ritorno delle regioni in Europa è ora irreversibile.

La Vallonia, nella sua lotta contro l'UE sulla questione CETA, aveva già aperto la strada.
La Catalogna e la Vallonia non sono le uniche regioni che combattono contro le autorità centrali dei loro rispettivi paesi.
Anche gli scozzesi fanno parlare di se, come i sudtirolesi, i veneti e molti altri.
L'Europa è ricca di regioni con identità  e culture diverse, a volte all'interno della stessa nazione: con la Baviera che non è la Renania, come ben sappiamo.


Unire gli uomini
Ma la UE non ha spazio per le regioni diffuse. È composta da Stati membri, le cosiddette "nazioni", questo è il mantra che non si deve toccare.
Si suppone che questi stati-nazione "trasferiscano le sovranità" e le uniscano allo scopo di sviluppare politiche europee. Ultimamente sta funzionando molto male. Non è giunto dunque il momento di proporre un cambio di paradigma sulla sovranità nel sistema politico in Europa?
Per essere più precisi, non è ora di tornare alle belle parole di Jean Monnet sull' Europa: "Noi non coalizziamo gli stati, ma uniamo gli uomini"?
Prendendo questa frase da sola, l'Europa potrebbe aprire una strada diversa e risolvere la questione catalana, oggi guidata in una dicotomia ingannevole: o "rimanere spagnolo" o lasciare la Spagna, l'Europa e l'Euro. Tertium non datur.
Cosa significa unire gli uomini? Ieri, la parola d'ordine in Europa era "integrazione". La democrazia europea è quella del futuro.
Emmanuel Macron lo ha capito bene in questi due discorsi sull'Europa, ad Atene e Parigi, in cui ha evocato "sovranità europea, unità, democrazia".
Ora, è chiaro che lo stato-nazione non fa rima con la sovranità europea.
Da Jean Bodin all'austriaco Hans Kelsen, la sovranità si riferisce a un concetto individuale. I cittadini sono i veri detentori della sovranità.
Dobbiamo quindi proiettarci nell'idea di questa sovranità dei cittadini, come soggetti anche del progetto europeo che si muove verso un' Europa diversa, in cui la Catalogna potrebbe trovare il suo posto.
Secondo Cicerone, per unire gli uomini in un progetto politico, i cittadini devono essere uguali davanti alla legge.
Cittadini che accettano di essere uguali prima ancora che la legge formi una repubblica.
Si noti che la nazionalità non fa parte della definizione!
Francese o sloveno, italiano o finlandese, oppure - questo è il punto da sottolineare - savoiardo, catalano, veneto, scozzese, bavarese, tutte queste identità possono formare insieme una Repubblica europea, come immaginò Victor Hugo nel 1872: "Di sicuro, questa immensa cosa, la Repubblica europea, la realizzeremo. "

Uguaglianza davanti alla legge
Questa non è una questione di "trasferimento di competenze" da "nazioni" alla UE.
In realtà si tratta di un’ altra concezione: la nozione di "cittadini europei" è sufficiente per decidere di essere uguali davanti alla legge - da Helsinki a Salonicco via Barcellona e Dublino - invece di rimanere frammentati in quei contenitori separati che sono le leggi nazionali.
La Repubblica è l' unità normativa, mentre l'identità e la cultura sono regionali. Non c'è bisogno di una "identità europea" per costruire la Repubblica. La legge risolverà la questione.
L'unità nella diversità è stata per lungo tempo il mantra europeo: nessuna forza potrebbe impedire ai cittadini europei, indipendentemente dal loro territorio di origine, di far parte di una Repubblica europea.
Un mercato, una valuta, una democrazia dovrebbero quindi essere il progetto europeo del ventunesimo secolo.
In altre parole: un euro, un IBAN e, in definitiva, un numero di sicurezza sociale per ogni cittadino europeo.
Questo corrisponderebbe alla definizione della Repubblica secondo Cicerone.
La sfida non è la centralizzazione, ma la parlamentarizzazione totale dell'Europa, tenendo conto di un sistema bicamerale in cui le cinquanta o più regioni dell'Europa - e non le "nazioni" di oggi – come le troviamo sulle mappe medievali, potrebbero essere rappresentate all’ interno di un Senato. Insieme al Parlamento europeo, formerebbero un Congresso.
Quindi, i cittadini europei eleggerebbero il loro presidente a suffragio universale diretto.
Concluso il sistema di “controlli e contrappesi”, arriva il momento del bicameralismo, in cui la Catalogna troverebbe tutto il suo posto.
La sfida non è organizzare un "trasferimento di poteri" delle nazioni, ma proporre una separazione dei poteri.
Che è totalmente diverso dall'attuale progetto centralizzato.
Non siamo pessimisti, siamo quasi arrivati: il presidente Emmanuel Macron avrebbe dovuto ridenominare il suo movimento "La Repubblica europea in corso" nella prospettiva delle elezioni europee del 2019.
Ricordiamo, infine, le parole che lo storico tedesco Theodore Schieder pronunciò nel 1963: "Una nazione è soprattutto un'unità di cittadini e non di lingue, etnie o culture”.
Lunga vita alla Repubblica europea!

Ulrike Guérot (docente di studi europei di politica e democrazia all'Università del Danubio in Austria) ha fondato e gestisce il laboratorio europeo per la democrazia a Berlino.
Ha pubblicato "Warum Europa eine Republik werden muss! Eine politische Utopie "(" perché l'Europa deve diventare una repubblica, un'utopia politica ", Dietz Verlag, 2016, non tradotta in francese)

3 commenti:

  1. Magari si arrivasse a questa Europa, l'Europa dei popoli, non più divisa dagli stati nazione, ma fatta da cittadini veramente tutti uguali ed europei e basta. Allora si, senza le divisioni nazionali l'Europa sarebbe veramente unita.

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