venerdì 10 giugno 2022

PERCHE' LO STOP ALLE AUTO A BENZINA/DIESEL NEL 2035 E' AUTOLESIONISMO EUROPEO - Un articolo di Limes

 


2035: STOP ALLE AUTO A BENZINA/DIESEL 
[di
 Mirko Mussetti]

Il Parlamento dell’Unione Europea ha votato a favore di una proposta della Commissione europea per il divieto totale di nuovi veicoli a benzina/diesel dal 2035. A essere escluse sarebbero anche le auto ibride. 

Il provvedimento non è ancora legge, ma il voto conferma la posizione di Bruxelles per i prossimi negoziati con i paesi dell’Ue sulla norma finale.


Perché conta
: Bruxelles sceglie/impone la deindustrializzazione del Vecchio Continente in assenza di concreti vantaggi ambientali.
La rincorsa a traguardi quasi irraggiungibili mostra una carenza intellettuale delle élite europee, a vantaggio di nazioni in forte espansione tecnologico-industriale, Cina in primis. A rischio non sono solo decine di migliaia di posti di lavoro, ma la stessa autonomia manifatturiera dell’Europa. La parte iniziale della nuova filiera produttiva è infatti controllata dalla Repubblica Popolare sia per quanto riguarda le materie prime (di cui Pechino è monopolista) sia per quanto riguarda il know how correlato. Presentando il programma 863, nel 1986 l’architetto del “socialismo con caratteristiche cinesi” Deng Xiaoping era stato alquanto cristallino: «I paesi arabi hanno il petrolio, la Cina ha le terre rare». La rivoluzione dei rapporti geoeconomici tra Occidente e Impero del Centro accelera sensibilmente in favore del concorrente orientale.

L’auto completamente elettrica è ecologica solo se ci si sofferma al tubo di scappamento, senza una più ampia visione della filiera produttiva. In realtà, ogni prodotto si suddivide in tre macro fasi: produzione, utilizzo, smaltimento.


Produzione. Fabbricare un auto elettrica è di gran lunga più inquinante della realizzazione di un auto a combustibile fossile. Questo è dovuto principalmente alla costruzione di batterie che richiedono grande quantità di terre rare e lo sbancamento di vasti territori. Rispetto al possessore di un veicolo classico, uscendo dal concessionario con una vettura elettrica l’autista “green” è intestatario di una quota maggiore di inquinamento pregresso da ammortizzare in svariati anni.


Utilizzo. L’obsolescenza del veicolo elettrico è maggiore di quella di un’auto con motore a scoppio. Significa sostituire più spesso l’auto (o la sua batteria), finendo inevitabilmente per inquinare di più. La maggiore pesantezza dell’auto elettrica (dovuta alle batterie) impone l’emanazione di maggior quantità di energia per muovere.
Ma da dove viene tutta l’elettricità necessaria? Non necessariamente (anzi, quasi mai) da fonti rinnovabili. Se si ricaricano le batterie con elettricità proveniente da centrali a carbone (che riaprono a causa della crisi del gas), si sposta solo l’inquinamento da valle a monte. Inoltre, a differenza del motore a scoppio che sprigiona in modo efficiente l’energia solo nell’atto del suo impiego, il trasferimento di elettricità dalla centrale alla batteria di un’auto “ecologica” sconta una fisiologica dispersione: uno spreco di energia per la cui produzione si è comunque inquinato. Pensare di attingere da pale eoliche e pannelli solari energia sufficiente per un nuovo parco auto di milioni di unità significa dimenticare che la produzione di tecnologia green ha un costo sull’ambiente a causa delle sue componenti nocive/inquinanti. A questo si aggiunge una forma di inquinamento di cui l’auto a benzina/diesel è sostanzialmente aliena: l’inquinamento elettromagnetico. Con l’invecchiamento delle batterie aumenta il rischio di dispersione di onde.


Smaltimento. Mentre di un’auto classica può essere recuperato, rigenerato o smaltito in modo particolarmente semplice quasi ogni componente, al momento per il veicolo elettrico resta l’enorme problema del disfacimento delle insalubri batterie esauste. L’impatto ambientale rischia di essere enorme, sopratutto per quei paesi più deboli designati come “discarica” dalle nazioni più avanzate (e dalle ecomafie). Non è scontato che tra qualche generazione un’Europa impoverita sia in grado di scaricare i propri rifiuti speciali in altri continenti.


L’Europa rischia dunque di deindustrializzarsi passando dalla dipendenza verso gli idrocarburi (acquistabili su più mercati) all’esposizione pressoché totale verso una Cina monopolista nella vendita di terre rare.
Magari inquinando un po’ di più, magari causando diffusi conflitti regionali per il controllo di preziosi elementi.


per approfondire
: Heavy metal   


 

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