mercoledì 23 gennaio 2019

LE IMPRESE A CAPITALE TEDESCO A TRIESTE E NELLA REGIONE - Indagine del Centro Studi di Intesa San Paolo -



La direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo per conto della Camera di Commercio Italo-Germanica ha presentato uno studio sulla presenza diretta di capitali tedeschi nel Friuli Venezia Giulia e in Italia.

Si parla solo di investimenti diretti perché in realtà è l’ intero tessuto economico del Nord Est italiano ad essere coinvolto nelle “catena di valore” della Germania. Ad esempio il recente calo delle esportazioni automobilistiche tedesche ha avuto un immediato riflesso sul calo della produzione industriale in queste aree che producono componentistica di vario genere.

Alcune imprese a capitale tedesco sono molto note: oltre all’ Oleodotto TAL che fornisce il 100% del fabbisogno della Baviera si va da Eurocar a Bofrost, da Trieste Trasporti a Saf.

Nell’elenco di 22 aziende che riguarda la regione si contano quatto marchi triestini oltre all’ Oleodotto TAL e alle aziende che operano nell’ ambito del Porto Franco.
Accanto ad Allianz, il colosso assicurativo che ha assorbito il Lloyd Adriatico, c’è appunto l’azienda di trasporto pubblico che opera nella provincia. Trieste Trasporti è partecipata per il 39,93% da Arriva Italia, holding italiana del gruppo Arriva acquistato nel 2010 dalla Deutsche Bahn e che fa parte, con il 60%, anche della Saf, gestore del Tpl in provincia di Udine.
La terza società che emerge dall’indagine è la Huesker, la cui fondazione risale al 1861 a Gescher, città della Renania settentrionale. Attiva in origine nella produzione di tessuti di cotone, la Huesker, con sede a Trieste dal 2002, è oggi leader mondiale nella produzione di geosintetici, tessili industriali e agro-zootecnici.
La quarta è infine Vollers Italia, in città dal 2005, che offre servizi di logistica, con il partner Francesco Parisi, principalmente per il prodotto caffè.
Per quanto riguarda la provincia di Gorizia viene segnalata la Kemica di Savogna d’Isonzo (fabbricazione di lastre, fogli, tubi e profilati in materie plastiche), mentre il resto se lo dividono Udine e Pordenone.
Tra le presenze con fatturato più alto, l’Eurocar Italia (383,2 milioni), localizzata a Udine, e la Bofrost (219,5 milioni), a San Vito al Tagliamento.
Lo studio ha rilevato a livello italiano 1.900 partecipate tedesche operanti in Italia, per un totale di 168.000 addetti e un fatturato complessivo che supera i 72 miliardi (con una crescita del 11% dal 2015 al 2017); la presenza imprenditoriale della Germania si concretizza così in un’incidenza pari al 2,5% sul fatturato totale nazionale.
A livello settoriale, le controllate tedesche in Italia si concentrano nella distribuzione (800 aziende, oltre 42 miliardi di fatturato, 63.000 addetti) e nel manifatturiero (oltre 400 aziende, 19 miliardi di fatturato, 51.000 addetti).
L’incidenza sul fatturato italiano della chimica è per questo pari al 9%, al 6,2% nel farmaceutico e al 4,8% nell’automotive, con una presenza di rilievo anche nella meccanica e nell’elettrotecnica.
A livello regionale, il 50% del fatturato delle aziende a controllo tedesco viene generato in Lombardia.
A seguire il Veneto, con una quota del 18%. «Si parla spesso in maniera critica del rapporto tra i due Paesi e per questo crediamo che sia importante portare all’attenzione dell’opinione pubblica alcuni numeri che, invece, mostrano come gli investimenti tedeschi in Italia si concretizzino in un ecosistema produttivo che genera valore e crescita per tutto il sistema, sottolinea Jörg Buck, consigliere delegato della Camera di Commercio Italo-Germanica». Le imprese tedesche – aggiunge Fabrizio Guelpa, responsabile Industry & Banking Research di Intesa – hanno portato in Italia a benefici anche superiori rispetto a quelli delle grandi multinazionali».



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