venerdì 13 luglio 2018

L' INCONTRO DI INNSBRUCK TRA AUSTRIA, GERMANIA E ITALIA: MIGRANTI E SOPRAVVIVENZA DELLA UE di Paolo Quercia


Articolo di Paolo Quercia da Limes On Line 

La scelta del periferico Tirolo rispetto alla multiculturale Vienna come sede del primo vertice informale sul tema migratorio dei ministri dell’Interno durante il semestre di presidenza austriaca dell’Unione Europea può essere letta sotto varie angolature geopolitiche.
Quella più evidente di un Tirolo come sottile terra di mezzo tra Italia e Baviera era plasticamente rappresentata dal prevertice tra i ministri di Austria (Kickl), Italia (Salvini) e Germania (Seehofer).
L’incontro trilaterale ha rappresentato la parte più innovativa del vertice. I protagonisti hanno tentato – in buona parte riuscendovi – di smussare le reciproche differenze sul tema migratorio in modo da costruire una posizione comune che unisca la protezione delle frontiere esterne dell’Ue alle migrazioni secondarie infra-Schengen e alle regole di Dublino. Nelle parole di Kickl, “Schengen può essere salvato modificando la politica di asilo dell’Unione Europea e raggiungendo un’effettiva protezione delle frontiere esterne”.
Tuttavia, dei tre paesi del prevertice la sola Germania appare essersi dotata di un piano strategico sull’immigrazione vero e comprensivo: il “Migration Masterplan: misure per l’ordine, il controllo e la limitazione dell’immigrazione”, varato ai primi di luglio. Vienna lo sposa soprattutto nella parte relativa alla costruzione di “luoghi sicuri” per rifugiati e migranti da posizionare nei paesi extra-Ue nei Balcani Occidentali e potenzialmente in Nord Africa, mentre l’Italia lo condivide nella richiesta di una protezione delle frontiere marittime dell’Unione e delle azioni da fare in Libia e nel Sahel.
La maggior parte di queste politiche, tuttavia, non può essere portata avanti dai ministri dell’Interno. C’è bisogno di un supporto delle politiche estere e di sicurezza dei paesi membri e soprattutto di notevoli incentivi finanziari. È dunque chiaro che la soluzione della crisi migratoria – negata dal Commissario europeo Avramopulos e stigmatizzata dal ministro dell’Interno francese Collomb, preoccupato che essa vada a intralciare la politica africana di Parigi, che è anche una politica di sicurezza interna – non poteva essere risolta sulle montagne tirolesi.
Dopo il vertice di Innsbruck essa torna necessariamente a Berlino, Vienna, Roma, Parigi e Bruxelles. Saranno queste le capitali europee in cui nei prossimi mesi si testeranno le capacità dell’Europa di sopravvivere alla più imprevista e critica crisi della sua storia.


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