lunedì 16 aprile 2018

L' ATTACCO IN SIRIA - TRUMP SMENTISCE MACRON E DICHIARA CHE GLI USA SI DISIMPEGNERANNO DALLA SIRIA - Articolo sul raid di Limes On Line


La notizia di lunedì è che Trump smentisce le dichiarazioni di Macron di domenica.
Macron aveva dichiarato di essere riuscito a convincere gli USA a non disimpegnarsi dalla Siria (clicca QUI) ma stamane Trump ha confermato l' intenzione di andarsene dalla Siria malgrado i raid e chiedendo maggior impegno dagli alleati (clicca QUI).
C' è un po' di confusione.
Sotto riproduciamo un breve articolo di Limes On Line.


L’ATTACCO IN SIRIA
di Nicolò Locatelli

Ora che anche l’annunciatissimo attacco mirato (parola di Trump) occidentale ad Assad si è consumato, gli eventi di questa settimana permettono di fare qualche considerazione su Siria e dintorni.
Innanzitutto, il casus belli: come per gli analoghi episodi del passato, ci sono validi motivi per ritenere che il regime abbia davvero sferrato un attacco con armi chimiche a Duma: spezzare il morale degli ultimi ribelli ivi rimasti, mostrarsi talmente superiore militarmente da sfidare la condanna occidentale. Così come per ritenere il contrario: che motivo c’era di provocare una reazione statunitense in una fase favorevole della guerra? Non bastavano le armi “convenzionali”?
Come in passato sarà difficile se non impossibile stabilire con certezza cosa è accaduto. Infine, come in passato non conterà stabilire cosa è accaduto ma come gli eventi – o presunti tali – vengono sfruttati dalle parti in campo.
Nella sostanza, il bombardamento di venerdì sera non si è discostato molto da quello del 7 aprile 2017. È aumentato il numero di bersagli colpiti (da uno a tre) e soprattutto gli Stati Uniti non hanno agito da soli: Francia e Regno Unito hanno partecipato all’attacco.
Non è variato l’obiettivo cosmetico del raid. Washington non vede la permanenza di Assad al potere come una minaccia ai suoi interessi nazionali e non ha coltivato alternative credibili all’attuale regime. La Siria agli Usa serve per distrarre, tenere sotto controllo e possibilmente dividere Russia, Iran e Turchia. L’attacco non puntava a rovesciare le sorti del conflitto ma a permettere a Donald Trump – e in minor misura a Theresa May ed Emmanuel Macron – di mantenere la parola data. Per quanto sia sempre più difficile comprendere quale sia la sua parola: basti pensare ai ripensamenti sul tempismo dell’attacco o a quelli sulla Trans-Pacific Partnership. Bombardare di venerdì sera gli dovrebbe inoltre consentire ancora una volta di dominare il ciclo delle notizie nel fine settimana, distraendo il proprio elettorato dai problemi del suo avvocato e dalle rivelazioni dell’ex direttore dell’Fbi..
La partecipazione francese al bombardamento conferma l’asse franco-statunitense e macron-trumpiano, interessante non tanto nell’ex mandato transalpino in Medio Oriente quanto nell’Europa post-Brexit, in funzione anti-tedesca.
L’instabilità politica italiana non è stata decisiva, né poteva esserlo.


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