venerdì 7 aprile 2017

TRUMP COLPISCE LA SIRIA E BLOCCA L' USO DI ARMI CHIMICHE: CONFINE INVALICABILE PER LA SICUREZZA MONDIALE

TRUMP COLPISCE LA SIRIA
Alle 3.45 ora italiana, la Marina Usa ha lanciato 59 missili Tomahawk sulla base militare siriana di Shayrat.
Il presidente Donald Trump, in un messaggio alla nazione, ha descritto “l’attacco mirato” come rappresaglia contro “l’orribile attacco con armi chimiche” di mercoledì, che secondo il Pentagono è responsabilità del presidente siriano Bashar al-Asad ed è partito proprio dal campo di aviazione colpito nella notte.
Il segretario di Stato Rex Tillerson ha definito la Russia “complice” o “incompetente” a proposito del massacro di Khan Shaykhun che ha scatenato la risposta di Washington, ma ha aggiunto che il bombardamento chirurgico “non rappresenta un cambio nella nostra politica sulla Siria”.
Il dipartimento della Difesa ha anticipato l’operazione alle controparti russe.
Il Cremlino non si è ancora pronunciato, ma influenti parlamentari hanno parlato di “attacco a un membro Onu”, di possibile ostacolo alla lotta al terrorismo e di un “verdetto prematuro attribuito con la polvere da sparo”. Un’allusione alla posizione di Mosca che sta cercando di difendere il suo alleato siriano – anche se tale supporto “non è incondizionato“, come aveva detto il portavoce di Putin Dmitrij Peskov prima del bombardamento Usa.
Inizialmente, Trump aveva condannato l’attacco chimico limitandosi a scaricare la colpa sul predecessore Obama, che nel 2013 si rifiutò di punire Assad per un’azione simile nonostante avesse dichiarato l’uso delle armi tossiche una linea rossa da non superare. Giovedì, invece, The Donald ha dichiarato che l’attacco aveva “superato molti limiti” e portato a un cambio di atteggiamento nei confronti del presidente siriano.
A fornire il risvolto geopolitico dell’iniziativa statunitense è stato il premier israeliano Benjamin Netanyahu: “Israele spera che questo messaggio risoluto nei confronti delle orribili azioni del regime di Assad risuoni non solo a Damasco, ma a Teheran, a Pyongyang e altrove”.
In altre parole, il bombardamento in Siria potrebbe essere stato visto dall’amministrazione Trump come un’utile occasione per spedire un messaggio a Iran e Corea del Nord, due attori che preoccupano ben di più la Casa Bianca e che hanno lanciato diverse provocazioni con i loro test missilistici per testare fino a dove possano spingersi con il nuovo presidente Usa.

Nessun commento:

Posta un commento