giovedì 1 ottobre 2020

LA GERMANIA SOFFIA TRIESTE ALLA CINA - articolo di Giorgio Cuscito su Limes On Line

L’acquisizione della piattaforma logistica giuliana a opera dell’operatore portuale di Amburgo riflette l’opposizione Usa alla presenza di Pechino nelle infrastrutture d’Italia. Ma potrebbe comunque alimentare il transito di merci cinesi nello scalo marittimo triestino. 

di Giorgio Cuscito
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Hamburger Hafen und Logistik (Hhla), che gestisce il porto di Amburgo, ha acquisito il 50,1% della piattaforma logistica del porto di Trieste, operazione per cui nel 2019 era in prima fila China Merchants. La mossa innescherà lo sviluppo del molo VIII e la riconversione della Ferriera in snodo ferroviario proiettato verso il Nord Europa. L’operazione segue l’acquisizione del terminal intermodale di Trieste Fernetti da parte di Duisport, che controlla il porto di Duisburg.

Il progetto consente ad Hhla di espandere la propria rete logistica lungo la rotta commerciale passante per il Mediterraneo e diretta verso la Germania. Soprattutto, contribuisce indirettamente all’espansione degli interessi di Berlino nell’Europa centro-orientale (storicamente contesa con Russia, Turchia e Usa) e all’integrazione di Trieste nella rete infrastrutturale tedesca.

Soprattutto, l’ingresso della Germania nello scalo marittimo italiano è in larga parte conseguenza dei vincoli strategici imposti dagli Usa all’Italia circa la sua partecipazione alle nuove vie della seta (Bri, Belt and Road Initiative) tracciate da Pechino. Partecipazione che equivarrebbe alla trasformazione della Penisola in punto di contatto tra la rotta marittima e quella terrestre del progetto. Poco più di un anno dopo l’adesione nostrana alla Bri, l’opposizione dell’America ha determinato un brusco raffreddamento della collaborazione sino-italiana. Prima nel campo del 5G (vedi l’attivazione del golden power nel campo delle telecomunicazioni), poi nello Spazio e ora nei mari.

L’inserimento della China Communications Construction Company (Cccc) nella lista del Dipartimento di Stato Usa relativa alle aziende collegate alle Forze armate cinesi (e quindi passibili di sanzioni) ha complicato ulteriormente la collaborazione fra Roma e Pechino. Nel 2019 Cccc aveva infatti siglato dei memorandum d’intesa con Genova e Trieste. Poi ha fatto un’offerta per investire nel porto di Taranto, che però è finita sui radar dell’intelligence dell’Italia. L’acquisizione di Hhla nel porto giuliano è l’esempio più lampante del limitato margine di manovra italiano nei rapporti con la Cina. L’allineamento della Penisola ai propositi di Washington è stato al centro degli incontri a Roma del segretario di Stato Usa Mike Pompeo con il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte e poi con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Senza sorprese, le critiche di Pompeo al Pcc durante la visita hanno innescato la piccata replica epistolaredell’ambasciata della Repubblica Popolare a Roma. Il botta e risposta a distanza tra Washington e Pechino conferma la rilevanza che la Penisola svolge nei piani di entrambe le potenze.

Tenuto conto che la Cina è uno dei più importanti partner commerciali della Germania e che Berlino sa come negoziare con Pechino, non bisognerebbe stupirsi se l’acquisizione di Hhla accrescesse i flussi di merci cinesi passanti per Trieste. Senza investimenti della Repubblica Popolare nel porto e senza l’adesione di Berlino alla Bri.

 


1 commento:

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