sabato 25 aprile 2020

Economia o salute? Nord contro Sud, l’Unione Europea è spaccata


La faglia fiscale tra i paesi dell’Unione Europea è vecchia di quasi dieci anni. Con il coronavirus si è aggiunta la faglia sanitaria, a parti invertite.

carta di 


La carta inedita della settimana è sulla frattura tra Nord e Sud all’interno dell’Unione Europea. Una fratttura portata in superficie dal coronavirus e non risolta dal Consiglio Europeo del 23 aprile, che pure ha deliberato la futura creazione di un fondo per la ripresa dalle caratteristiche ancora non definite (spetterà alla Commissione elaborare una proposta al riguardo).

La faglia non è una novità. Già durante la crisi dell’euro all’inizio dello scorso decennio, l’Ue si divise nettamente fra i paesi meridionali (più l’Irlanda) in difficoltà finanziarie e i paesi settentrionali non disposti ad accollarsi i costi del salvataggio. Fra questi ultimi, in compagnia di Paesi Bassi, Austria e Finlandia, svettava la Germania. Cicale contro formiche, nello stereotipo creatosi all’epoca.

La disputa non venne risolta una volta per tutte. Si trovò un compromesso basato su due pilastri. Primo, il fondo salva-Stati, poi noto come Meccanismo europeo di stabilità, che eroga denaro con condizioni assai stringenti, le più dure delle quali sono state applicate alla Grecia. Secondo, la protezione da parte della Banca centrale europea dei tassi d’interesse sui titoli di debito pubblico, per evitare che i paesi più deboli (tra cui l’Italia) dichiarassero bancarotta.

La faglia è tornata a buttare lava ora che le chiusure imposte dall’emergenza sanitaria hanno spinto le economie europee sull’orlo del collasso. I membri dell’Ue si sono nuovamente divisi negli stessi identici campi, con il fronte sud guidato dalla Francia che chiede di condividere i costi della ripresa e il fronte nord guidato dalla Germania non intenzionato a mutualizzare i debiti che gli Stati contrarranno in questa fase.

Benché la crisi riguardi tutti, non lo fa in maniera omogenea. Il virus ha colpito più duramente Italia, Francia, Spagna (il triangolo del contagio nella carta) le cui finanze erano state fiaccate più che altrove dalla precedente crisi. Il timore di questi paesi, semplicemente, è di non farcela da soli. Peraltro, se dovessero dichiarare un fallimento, è alto il rischio che con loro trascinino pure il mercato comune, la risorsa più preziosa dell’Ue, un pilastro fondamentale della strategia di tutti i membri del blocco, anche (forse soprattutto) di quelli settentrionali.

A rendere ancor più profonda la spaccatura Nord-Sud sono le diverse risposte all’emergenza sanitaria data dai due campi. In generale, le misure di contenimento del virus adottate da paesi come Italia, Francia e Spagna sono state molto più repentine e molto più restrittive rispetto a quelle varate dai membri nordici. Non è detto che non si generino nuove tensioni fra paesi più “rigorosi” e altri più “lassisti”, stavolta a parti invertite. Mentre il Nord normalmente si pensa più ligio dal punto di vista economico, ora rischia di essere rimproverato dal Sud per non aver preso i suoi stessi provvedimenti.

In queste diatribe, l’Est resta lontano dai riflettori. Non solo perché pochissimi membri orientali hanno l’euro, ma anche per la tendenza dominante a chiudersi entro i propri confini. Confermandosi nazioni assai fragili e insicure nel muoversi nell’agone continentale.

Una risposta comune, a livello europeo, arriverà. Sulle tempistiche e sull’entità dei fondi stanziati si potrà dibattere. Di certo, la soluzione sarà un compromesso che non accontenterà completamente tutti.

Nemmeno questa crisi sanerà la faglia Nord-Sud. Troppo profonda e tinta di colori troppo accesi per essere semplicemente causata da squilibri economici. Lampante testimonianza che le collettività del continente non sono disposte ad accettare di trasferire parte del proprio benessere per sostenere le altre. Un meccanismo tipico delle nazioni. Ancora assente nel plurale spazio europeo.

Testo di Federico Petroni.
Inedito a colori di Laura Canali in esclusiva su Limesonline.

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