domenica 1 luglio 2018

L' ALLARGAMENTO AD EST DELL' ITALIA DOPO LA PRIMA GUERRA MONDIALE - Nel numero "Quanto vale l’Italia" è approfondita l’importanza di Trieste e dell’Alto-Adige.


Cessate le ostilità della Prima Guerra Mondiale , l’allargamento a nord-est dell' Italia fu possibile in base agli accordi internazionali sottoscritti nel dopoguerra: il trattato di Saint-Germain del 1919, che ci assegnò Trentino e Alto Adige, e il trattato di Rapallo del 1920, che fissò il confine con il Regno dei serbi, dei croati e degli sloveni. Nel numero Quanto vale l’Italia è approfondita l’importanza di Trieste e dell’Alto-Adige - Sud Tirol (il numero è ancora disponibile alla Libreria Einaudi di Trieste).

Ecco alcuni capoversi degli articoli:

Per togliere all’impero asburgico la componente italiana e arrivare a Trieste e a Trento si combatté fino alla prima guerra mondiale. Vienna fu forzata a gestire i rimasugli dell’impero ottomano a sud di Zagabria. Come potenza vincitrice nella Grande guerra, ovvero nella quarta guerra d’indipendenza, Roma abbracciò con gioia il principio di autodeterminazione dei popoli proposto da Woodrow Wilson – ed entusiasticamente sostenuto da Lenin in altri lidi – per sminuzzare il vecchio rivale asburgico, per qualche decennio perfino alleato nella Triplice Alleanza, specchio della carenza di orientamento strategico e della brama di riposizionamento in quello che fu il grande lago di Venezia. Quello sminuzzamento poteva essere interpretato da Wilson come la realizzazione dei princìpi di libertà e democrazia a stelle e strisce per disfarsi di strutture monarchiche incompatibili con il destino manifesto della futura potenza egemone dell’Occidente, mentre per l’Italia era il modo migliore per tentare d’applicare il principio del divide et impera in una regione di per sé caratterizzata da storiche diversità culturali, politiche ed economiche. A cento anni dalla fine della prima guerra mondiale è oramai lampante che l’Italia non ha saputo affermarsi nell’entroterra del lago veneziano e nelle antiche regioni romane del Norico e della Pannonia.
 Da “Perché l’Italia non può rinunciare all’Alto Adige
Fu l’esplodere del primo conflitto mondiale a mostrare la strategica urgenza di dominare le Alpi Retiche. Solo allora il governo italiano comprese che per ottenere tale risultato doveva rompere con l’Austria-Ungheria, padrona delle Alpi orientali. Nella primavera del 1915 il Regno d’Italia abbandonò gli Imperi centrali in favore della Triplice intesa e il ministro degli Esteri Sidney Sonnino ottenne dai nuovi alleati la promessa di annessione del Tirolo cisalpino, scolpita nell’articolo 4 del patto di Londra. Quanto riconosciuto al termine della guerra dal trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919), nonostante la vittoria mutilata. La Venezia Tridentina, dizione coniata nel secolo precedente dal glottologo Graziadio Isaia Ascoli, diveniva ufficialmente italiana. Il Regno si spingeva perfino oltre lo spartiacque alpino attraverso il possesso del Comune di San Candido, presso le sorgenti del fiume Drava, affluente del Danubio.
Durante il ventennio fascista, Roma provò a trasformare in strategica l’acquisizione territoriale. Benito Mussolini decise la forzata e dolorosa assimilazione dei germanofoni dell’Alto Adige. Obiettivo ultimo era controllare la regione e la popolazione che vi abitava, ponendo un concreto diaframma tra la transalpina area germanica e il resto del paese.

2 commenti:

  1. Prima guerra mondiale per l'Italia "quarta guerra d'indipendenza"? "Roma abbracciò con gioia il principio di autodeterminazione dei popoli"? Ma per piacere! In quella che è oggi la provincia di Bolzano l'Italia si è impadronita di territori che tutto erano meno che Italia. E i territori diventati italiani a nord-est dopo il 1918 e oggi territori della Slovenia e della Croazia, erano massicciamente abitati da sloveni e croati.

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  2. “Perché l’Italia non può rinunciare all’Alto Adige”: anche perchè l'Alto Adige non ha nessuna intenzione di andarsene, stando meglio qui che altrove...

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