giovedì 30 novembre 2017

LA FINE DI PRALJAK SCUOTE L' EX-JUGOSLAVIA - LE FORZE POLITICHE CROATE SCHIERATE CON I CONDANNATI - articolo di Limes on Line


LA FINE DI PRALJAK [di Luca Susic]
Slobodan Praljak – ex generale del Consiglio croato di difesa (Hvo) – ha bevuto del veleno subito dopo la sentenza di condanna del Tribunale dell’Aja ed è morto in ospedale. La notizia ha fatto il giro del mondo, portando all’attenzione dell’opinione pubblica una pronuncia che, dopo quella di Ratko Mladić, sarebbe probabilmente finita nel dimenticatoio.
L’inaspettata pubblicità ha spinto numerosi leader croati e bosniaci a esprimersi sulla vicenda e, più in generale, sulla guerra civile, ancora oggi un tema di estremo interesse per il dibattito politico. La ragione è che, proprio per la presenza di ferite ancora aperte, il periodo 1992-1995 permette di scaldare immediatamente gli animi dell’elettorato. Non è un caso che le forze politiche croate si siano schierate trasversalmente a sostegno dei condannati – oltre a Praljak sono stati giudicati altri cinque croati di Bosnia – affermando quasi all’unisono che non c’è stata aggressione ai danni della Bosnia né alcun crimine di guerra.
La reazione della comunità bosgnacca è stata diametralmente opposta. Bakir Izetbegovic, membro musulmano della presidenza della Bosnia-Erzegovina, ha dichiarato che la condanna rappresenta “un timbro su un oscuro lato della verità” e una conferma di come la Croazia abbia condotto una politica ambigua nei confronti di Sarajevo.
Oltre la valenza storica, la condanna presenta un rilevante profilo d’attualità: influisce direttamente sui complessi rapporti fra le diverse comunità della Bosnia e fra i paesi confinanti, il che spiega perché è quanto mai opportuno che venga “maneggiata” con cura. Il rischio, infatti, è che venga strumentalizzata a fini elettorali o propagandistici e che riaccenda il malcontento mai sopito dei croati di Bosnia, ormai schiacciati in un’entità saldamente a maggioranza islamica.

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