venerdì 22 settembre 2017

CATALOGNA E' EUROPA


L’economia della comunità autonoma catalana ha una dimensione prevalentemente europea. 

Fra gli argomenti centrali della questione catalana, riaccesasi in questi giorni in vista del referendum vincolante sull’indipendenza che il govern regionale vorrebbe tenere il 1° ottobre, rientra anche la dimensione economica.

La fazione indipendentista indica la ricchezza e l’interscambio di Barcellona e dintorni – una comunità autonoma dotata di uno dei maggiori pil fra le regioni dell’Ue, con esportazioni aumentate di un terzo dal 2010 – come fattore di sostenibilità di un eventuale Stato.

Tuttavia, il principale partner commerciale della Catalogna è il resto della Spagna, a partire da Aragona e Valencia, regioni culturalmente catalane che però non sono intenzionate a far fronte comune con Barcellona nell’attuale disputa. Fra i soci commerciali esteri predominano membri dell’Unione Europea (la quale assorbe due terzi dell’export catalano) che non hanno motivo di appoggiare l’indipendenza catalana. O perché sono alle prese con rivendicazioni subnazionali (Italia, Regno Unito) o perché vogliono evitare di aprire un nuovo fronte d’instabilità nell’Ue (Francia, Germania).

Inoltre, la maggioranza delle 7086 imprese straniere stanziate nella comunità autonoma è di nazionalità tedesca, francese, olandese o italiana. A Tarragona, polo di livello mondiale della chimica, 11 delle 15 maggiori compagnie estere sono europee, con sei provenienti dalla Germania (Bayer, BASF, Merck, Henkel, Messer, Sandoz).

Tradotto in termini geopolitici: la connessione dell’economia catalana con i paesi del Vecchio continente rischia di tradursi in un’arma di ricatto da parte di questi ultimi nel braccio di ferro fra Barcellona e Madrid.

A testimoniare la continentalità dei commerci catalani è pure il fatto che, pur disponendo di importanti porti come Barcellona e Tarragona, la maggioranza relativa (circa il 50%) delle merci da e verso la comunità autonoma viaggia non per mare, ma su strada. La catena pirenaica permette un solo asse viario verso il resto d’Europa: la E-15, che dal suolo francese si dirama verso Parigi, Londra, la Renania, la Svizzera e il Nord Italia.

Testo di Federico Petroni.
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