mercoledì 5 luglio 2017

IL MURO DELL' AUSTRIA SUI MIGRANTI - Altre considerazioni sulla crisi confinaria con l' Austria e il Porto Franco Internazionale di Trieste -

Forniamo ai nostri lettori l' articolo odierno di Limes On Line sulla questione.

IL MURO DELL’AUSTRIA SUI MIGRANTI

Il ministro della Difesa austriaco Hans Peter Doskozil ha dichiarato che Vienna imporrà molto presto controlli alle frontiere con l’Italia e dispiegherà l’esercito a difesa del Brennero se il flusso di migranti dal Mediterraneo non dovesse diminuire. A conferma delle proprie intenzioni, quattro mezzi corazzati sono stati posizionati dalle autorità austriache in Tirolo, mossa alla quale la Farnesina ha reagito convocando l’ambasciatore austriaco Rene Pollitzer.
La reazione dell’Austria, dopo l’intesa soltanto retorica tra Roma, Berlino e Parigi dei giorni scorsi, conferma la recalcitranza dell’Unione Europea a rispondere concretamente all’appello lanciato dal governo Gentiloni. Per l’Italia l’unico risultato tangibile è stato l’accordo sul codice di condotta per le ong, mentre è caduta nel vuoto la richiesta di sbarcare i migranti nei porti di altri paesi membri come Francia e Spagna.
La mossa di Vienna rischia di produrre un duplice effetto negativo sul nostro paese.
Il primo, più immediato: isolare ulteriormente Roma nella ricerca della condivisione della gestione dei flussi migratori nell’Ue, con la recisione della giugulare commerciale che tiene il Nord agganciato all’Europa tedesca.
Il secondo, più di medio periodo: qualora anche Slovenia e Francia sigillassero muscolarmente le frontiere (la Svizzera ci ha già pensato da un pezzo), si creerebbero ghetti migratori presso quella che finora è stata l’arteria principale del transito verso la Mitteleuropa: l’Alto Adige, dove appunto si erge il Brennero. Non sarebbe allora escluso un ritorno di fiamma del secessionismo altoatesino.

Appendice dl LimesClubTrieste:

Per il Porto Franco Internazionale di Trieste è importante che i flussi di merci verso l' Europa centrale sia via Tarvisio sia via Lubiana siano fluidi e privi di rallentamenti, file  e ostacoli derivanti dai controlli relativi alla questione dei migranti.
Da qui la necessità della massima integrazione del Porto di Trieste nella Mitteleuropa.
Riportiamo alcuni  brani dell' articolo sul Porto di Trieste pubblicato nel maggio scorso che è possibile leggere per intero
cliccando QUI.


..."Il porto di Trieste lavora al 90% con l’estero, essendo un gateway dei traffici da e per l’Europa centrale e orientale che utilizza largamente le ferrovie, grazie anche ai vecchi collegamenti ereditati dalle ferrovie austriache e ai vettori europei che vi operano. Confrontato con i porti italiani, nel 2016 è al primo posto con 59,2 milioni di tonnellate, di cui circa il 70% è costituito da petrolio. E ha anche il primato del traffico ferroviario, con 7.631 treni standard, avendo movimentato 1,2 milioni di teu fra container e semirimorchi. A paragone degli altri porti europei, nel 2016 è al 13° posto 3.

2. Dopo il 1918 Trieste si è trovata isolata dal suo hinterland storico e dopo il 1945 era a ridosso della cortina di ferro: malgrado ciò il suo porto ha mantenuto la caratteristica di scalo prevalentemente europeo.
In un secolo la sua integrazione col mercato italiano non è mai avvenuta: solo il 10% delle merci in transito è per l’Italia. Le speciali caratteristiche del porto franco di Trieste sono descritte sul sito dell’Autorità portuale di Trieste 4. Oltre a essere utilizzate da operatori logistici e dello shipping, se ne avvalgono anche grandi aziende come la Saipem, che gestisce una base in procinto di diventare polo per la robotica subacquea di rango mondiale, dove si assemblano e testano i macchinari ad alta tecnologia per le perforazioni e le manutenzioni sottomarine del settore oil&gas. Trieste, dove Josef Ressel ha inventato e sperimentato l’elica marina nel 1829, rivoluzionando la navigazione di superficie e rendendo possibile quella subacquea, sta così diventando nuovamente un polo di riferimento mondiale per l’innovazione tecnologica legata al mare.
Il porto franco serve anche per la «Borsa commodities» e per le attività finanziarie legate ai metalli e alle materie prime, tra cui il caffè – ad esempio dalla Genoa Metal Terminal, situata accanto alla Saipem nel Porto Vecchio.
Il regime di porto franco è utilizzato inoltre dall’oleodotto transalpino Tal/Siot che da cinquant’anni pompa petrolio greggio dal punto franco oli minerali fino a Ingolstadt, sulle rive del Danubio, fornendo il 40% del fabbisogno petrolifero della Germania (il 100% della Baviera e del Baden-Württemberg), il 90% dell’Austria e oltre il 30% della Repubblica Ceca.
Recentemente è emersa l’intenzione di utilizzare nuovamente e massicciamente il porto franco anche per attività produttive di trasformazione industriale delle merci, di servizi e finanziarie."....

---"
Trieste, al contrario di Taranto e anche del Pireo, ha già una buona rete di collegamenti ferroviari con l’entroterra europeo grazie a treni diretti e frequenti su percorrenza internazionale (Austria, Germania, Lussemburgo, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia), oltre alla storia e alla tradizione di rapporti con la Mitteleuropa. Recentemente questa rete è stata estesa fino a Kiel, porto sul Baltico all’estremo Nord della Germania. Questo grazie alla collaborazione con gli armatori turchi, che hanno puntato sul porto franco di Trieste per superare problemi di contingentamento, facendone il capolinea europeo dell’autostrada del mare con la Turchia.
Vi è poi un progetto ferroviario internazionale che pone Trieste, insieme a Vienna, in una posizione strategica: la Breitspur Planungsgesellschaft 6, con l’accordo fra ferrovie statali austriache, russe, slovacche e ucraine per superare la differenza di scartamento tra ferrovie russe ed europee e costruire un corridoio ferroviario continuo e integrato dall’Europa centrale alla Russia fino alla Cina. Il progetto prevede l’affiancamento di binari a scartamento diverso da Bratislava a Vienna, dotata di un grande porto fluviale e così destinata a diventare uno strategico perno logistico intermodale. Perno collegato già ora, e in un futuro prossimo in modo ancor più efficiente attraverso il tunnel di Semmering in costruzione, a Trieste via Tarvisio.
Trieste è collegata a Vienna anche via Lubiana con lo storico percorso della Ferrovia Meridionale (Südbahn). È naturale pensare a Trieste, nata come porto di Vienna, come sbocco sul Mediterraneo di questi collegamenti ferroviari che chiudono il circuito della Belt and Road Initiative (Bri), le vie della seta promosse da Pechino.
La Bri è una «cintura» e va notato che il traffico ferroviario è conveniente solo se bilanciato, ovvero se i treni ritornano con un nuovo carico, mentre questo bilanciamento è più facile da ottenere nel traffico marittimo. A tal fine la Bri ha bisogno di integrare il traffico terrestre con quello marittimo. Trieste può legittimamente candidarsi a svolgere il ruolo di interfaccia fra navi e treni."...

Nessun commento:

Posta un commento