giovedì 12 gennaio 2017

#NuovaViaDellaSeta 1) LO SHOPPING DI PECHINO IN EUROPA - 2) LA LOCOMOTIVA CINESE IN AFRICA - Due Brevi Articoli da LimesOnLine:


Due Brevi Articoli da LimesOnLine:

1) LO SHOPPING DI PECHINO IN EUROPA

Gli investimenti diretti esteri (Ide) dalla Cina verso i paesi dell’Unione Europea nel 2016 sono cresciuti del 76% rispetto all’anno precedente e sono più del quadruplo di quelli dall’Ue a Pechino. Per la prima volta, gli Ide della Repubblica Popolare Cinese in Germania hanno superato quelli di Berlino nell’Impero del Centro. La cifra sarebbe stata più elevata se negli ultimi mesi i paesi continentali – a partire proprio dalla Germania – non avessero posto maggiori ostacoli allo shopping cinese, soprattutto in settori sensibili.
Per la prima volta inoltre, nel 2016 gli investimenti diretti esteri di Pechino negli Usa hanno superato quelli da Washington alla Cina.
Scrive Fabrizio Maronta:
Primo: la Cina siede su una montagna di riserve valutarie – circa 3 mila miliardi di dollari – accumulate negli ultimi vent’anni grazie ai crescenti attivi commerciali verso il resto del mondo.
Il made in China non si vende da solo: conviene ad aziende e consumatori, cioè a tutti noi, che in ultima analisi ne decretiamo quotidianamente il successo con i nostri acquisti. Pretendere che questa dovizia finanziaria resti nella pancia di imprese e Banca centrale cinese per non turbare i nostri sonni appare francamente irrealistico.
Secondo: il miracolo economico cinese non ha eguali nella storia per rapidità e vastità. Il decollo industriale ha strappato centinaia di milioni di cinesi alla povertà, aumentando al contempo l’offerta e l’accessibilità di numerosi beni nel mondo. Tuttavia, ha anche creato problemi ambientali di dimensione inedita, che da anni ormai hanno cessato di essere un affare solo cinese.
Oggi Pechino ha urgenza di acquisire know how avanzato, che la affranchi da un modello produttivo (l’industria energivora e a basso valore aggiunto, alimentata principalmente a carbone) ormai insostenibile. A livello ambientale, ma anche politico (l’inquinamento minaccia la pace sociale e, dunque, la tenuta del Partito) e diplomatico (lo smog cinese che attraversa il Pacifico e appesta la California non agevola la concordia internazionale).
Accusare la Cina di pirateria ambientale e lamentarsi poi se cerca in fretta rimedi dove ci sono, forte dei propri mezzi finanziari, è quanto meno ipocrita.


2) LA LOCOMOTIVA CINESE IN AFRICA

È stata inaugurata la ferrovia da Gibuti ad Addis-Abeba.
Finanziata e costruita dalla Cina, abbatte i tempi di percorrenza da tre giorni a 12 ore; dovrebbe successivamente essere prolungata fino all’Oceano Atlantico. Ulteriore testimonianza dell’attenzione di Pechino verso il Continente Nero e verso il Corno d’Africa in particolare.
A Gibuti la Cina starebbe costruendo la sua prima base navale all’estero, facendola passare per un semplice hub logistico per le attività anti-pirateria nel golfo di Aden.
Il piccolo paese africano sullo stretto di Bab el-Mandeb è sulla via della seta marittima che nei piani di Xi Jinping dovrebbe portare le merci dalle coste cinesi al Nord Adriatico, solcando l’Oceano Indiano e arrivando in Europa attraverso il Canale di Suez.

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