venerdì 25 febbraio 2022

UCRAINA - IL TRAMONTO DELL’ OCCIDENTE: “Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur” (Tito Livio) MENTRE A BRUXELLES SI DISCUTE KIEV E’ ESPUGNATA –


QUANDO SI VUOLE STRAVINCERE E METTERE UN AVVERSARIO CON LE SPALLE AL MURO BISOGNA ANCHE ESSERE DETERMINATI A USARE LA FORZA PER SPEGNERNE LA INEVITABILE REAZIONE.

E TRIESTE ?

Ucraina: dalla fomentata “Rivoluzione Arancione” di piazza EuroMaidan del 2013, con annesso colpo di stato, alla promessa di entrata nella UE e Nato, all’ abbandono di fronte alla reazione di una Russia che si sente minacciata dal progressivo allargamento a Est dell’ Alleanza Atlantica.
Qual’ è la credibilità di un Occidente che sembra avviarsi sul viale del tramonto?
L’ “ombrello americano” protegge ancora?

Non è nostro compito, animati come siamo da spirito neutralista e pacifista, attribuire ragioni o torti nella triste e pericolosissima vicenda ucraina, ma solo cercare di capire gli eventi e le loro motivazioni che non sono “folli e deliranti” come si usa scrivere, ma rispondenti a una logica geopolitica serrata che vede  l’ Oriente (Russia, Turchia, Cina) espandersi nei vuoti lasciati da UE e USA: dalla Libia all’ Albania, da Africa alle aree ex-sovietiche.

Infatti mai una guerra come quella in corso in Ucraina è stata prevedibile, prevista e preannunciata a gran voce.
Ma, malgrado le promesse UE e USA durante le manifestazioni “EuroMaiden” del 2013, il presidente Ucraino Zelens'kyj ha dichiarato stamane: “Ci hanno lasciati soli”.
Imbottiti di armi occidentali, ma soli: tragicamente della serie “vai avanti tu che a me …

Ci si domanda quanto valgano le promesse e gli “ombrelli militari” americani ed europei in questa fase di loro evidente declino e dopo il catastrofico ritiro dall' Afganistan.
E’ una domanda che cominciano a farsi anche a Taiwan da sempre considerata dalla Cina parte integrante e rivendicata del suo territorio.

Un paese e la sua popolazione è stato indotto a spingersi oltre le “linee rosse” sopportabili dalle potenze confinanti, al punto di illudersi di poter aderire a una alleanza militare ostile (Nato), fiducioso della copertura occidentale.
Che invece si limita a sanzioni poco efficaci che rischiano di diventare un boomerang per tutta l’ Europa.
Parliamo di “linee rosse” molto chiare ed evidenti esaminando la storia e la situazione ucraina.

 Oggi sul Piccolo il prof. Stefano Pilotto dell’ università di Trieste scrive:
Occorre comprendere il modo di ragionare dei russi, la loro cultura. Occorre rivisitare la storia per capire le ragioni degli uni e degli altri. …. Il popolo ucraino ed il popolo russo sono stati il medesimo popolo per secoli: la stessa civiltà russa nacque da quella ucraina.
Il Rus di Kiev (cioè la regione di Kiev), nata alla fine del IX secolo dopo Cristo, si estese verso est nel corso dei secoli seguenti, dopo la conversione al cristianesimo di rito bizantino del principe Vladimir, nel 988 dopo Cristo.
Kiev rappresentò progressivamente un faro per le popolazioni slave e russe, nell’ambito dello sviluppo del cristianesimo ortodosso e l’area di Pecherska Lavra (i monasteri delle grotte) a Kiev diventarono il massimo centro religioso della chiesa russa cristiano – ortodossa. Lo sviluppo della regione di Kiev, nel corso dei secoli seguenti, seguì di pari passo quello della Russia, sia durante il periodo imperiale (la Russia degli zar), sia durante quello sovietico.
Durante la seconda guerra mondiale il popolo ucraino e russo combatterono uniti per la loro libertà di fronte all’attacco delle forze tedesche e loro alleate, dal 1941 al 1945.
In Ucraina, tuttavia, alcune migliaia di cittadini si unirono alle forze tedesche, sposarono la causa del nazionalismo ucraino antisovietico e si identificarono nell’azione di Stepan Bandera.
Furono migliaia di ucraini che aderirono al nazionalsocialismo: ecco il riferimento odierno di Putin alla denazificazione. Egli ritiene che gli esponenti radicali ucraini che desiderano entrare nella Nato oggi siano i discendenti ideologici di quelle migliaia di ucraini che fra il 1941 ed il 1945 si unirono alle forze tedesche agli ordini di Hitler.
Quando, nel 1991, la disintegrazione dell’Unione Sovietica portò all’indipendenza dell’Ucraina, le forze filo-occidentali ripresero corpo, animarono la rivoluzione arancione di Viktor Yushenko e di Yulia Timoshenko (EuroMaiden 2013),  provarono ad aprire le porte alla Nato e trascurarono la necessità di mantenere una buona relazione con Mosca.
Dal 2008 la Russia mandò messaggi a Kiev attraverso l’interruzione del gas.
 Nel 2014, dopo il colpo di stato a Kiev, i russi reagirono con l’incorporazione della Crimea nella Federazione Russa e con la tutela della regione orientale del Donbass, in attesa che gli accordi di Minsk (11 febbraio 2015) venissero rispettati da Kiev, mediante una riforma costituzionale che permettesse di creare due regioni autonome a Donetsk e Luhansk. Nel corso degli ultimi sette anni nulla è stato fatto, anzi, Kiev ha cercato sempre di più di cedere alle lusinghe sia della Nato che dell’Unione Europea, ha ricevuto armi e sostentamento, mentre nel Donbass si consumava una catastrofe umanitaria.”
A proposito: sui media occidentali non rileviamo alcun interesse per il parere  delle popolazioni russofone del Donbass  su quanto sta succedendo.

E TRIESTE ?
Trieste che sta proprio sopra una faglia geopolitica ha sempre avuto danni gravi dal riacutizzarsi delle tensioni e dai climi da “guerra fredda”ed ha un solo strumento di difesa: il Porto Franco Internazionale che è stato alla sua origine di città moderna e motore di sviluppo economico e che è stato ribadito dal Trattato di Pace del 1947 che lo regola con il suo Allegato VIII, che ancora attende applicazione integrale.
Il  Porto Franco Internazionale  per sua natura è neutrale rispetto agli schieramenti internazionali.

Paolo Deganutti

Due citazioni per riflettere:

Oswald Splengher “Il Tramonto dell’ Occidente” Vienna 1918:-“Il «tramonto del mondo antico», lo abbiamo dinanzi agli occhi, mentre già oggi cominciamo a sentire in noi e intorno a noi i primi sintomi di un fenomeno del tutto simile quanto a decorso e a durata, il quale si manifesterà nei primi secoli del prossimo millennio, il «tramonto dell'Occidente».”-

Jarrett Diamond “Collasso. Come le società scelgono di morire o vivere” Boston 2005:

- «Il mio ultimo motivo di speranza è frutto di un'altra conseguenza della globalizzazione. In passato non esistevano né gli archeologi né la televisione. Nel XV secolo, gli abitanti dell'isola di Pasqua che stavano devastando il loro sovrappopolato territorio non avevano alcun modo di sapere che, in quello stesso momento ma a migliaia di chilometri, i Vichinghi della Groenlandia e i Khmer si trovavano allo stadio terminale del loro declino, o che gli Anasazi erano andati in rovina qualche secolo prima, i Maya del periodo classico ancora prima e i Micenei erano spariti da due millenni.

Oggi, però, possiamo accendere la televisione o la radio, comprare un giornale e vedere, ascoltare o leggere cosa è accaduto in Somalia o in Afghanistan nelle ultime ore. I documentari televisivi e i libri ci spiegano in dettaglio cosa è successo ai Maya, ai Greci e a tanti altri.

Abbiamo dunque l'opportunità di imparare dagli errori commessi da popoli distanti da noi nel tempo e nello spazio. Nessun'altra società ha mai avuto questo privilegio. Ho scritto questo libro nella speranza che un numero sufficiente di noi scelga di approfittarne.»-