venerdì 28 giugno 2019

LE EUROPE VISTE DALLA GERMANIA - Le suddivisioni del Vecchio Continente secondo Berlino rivelano alcuni tratti della mentalità strategica tedesca.

da Limes On Line - rivista di geopolitica

Le suddivisioni del Vecchio Continente secondo Berlino rivelano alcuni tratti della mentalità strategica tedesca.
carta di 


La carta riprende una proposta del Comitato permanente per i nomi geografici (STAGN) della Repubblica Federale. Subito colpisce la coincidenza con alcuni confini spostati dal Trattato di Versailles (28 giugno 1919) dopo la prima guerra mondiale.

Nella suddivisione secondo criteri cultural-spaziali, l’Europa centrale (Mitteleuropa) comprende Alsazia, Lorena, Trentino, Alto Adige, parte del Veneto, Friuli, Trieste, Vojvodina, Transilvania e Ucraina occidentale. Tutti territori appartenuti all’impero guglielmino o a quello austro-ungarico fino alla sconfitta nella Grande guerra.

Nella Mitteleuropa rientra buona parte dei paesi oltre l’ex cortina di ferro, ciò che comunemente in Europa occidentale e mediterranea è chiamato Est. Se per Polonia, Ungheria, Cechia e Slovacchia l’assegnazione al centro del continente è fatto piuttosto assodato, lo è meno per le tre repubbliche baltiche. Estonia, Lettonia e Lituania figurano comunque nell’Europa centrale poiché per secoli popoli germanici le hanno abitate, fino alla rimozione forzosa dopo la seconda guerra mondiale. Slovenia e Croazia, che di solito sono pensate come balcaniche, sono ricondotte alla porzione centrale del continente. Lo conferma la loro integrazione nell’Ue, più veloce rispetto ad altre nazioni gemmate dalla ex Jugoslavia che ancora attendono l’adesione.

La carta conferma due aspetti cruciali della mentalità spaziale tedesca. Primo, la consapevolezza di non appartenere all’Occidente, ma di rivendicare una posizione centrale nel continente (Mittelage), non soltanto geografica. Secondo, l’esistenza di una sfera d’influenza geoeconomica, costruita mediante il vettore dell’Ue, che ricalca confini storici e culturali degli spazi dominati dai popoli germanici. E che pertanto può essere elevata in sfera d’influenza tout court.

Testo di Federico Petroni.
Inedito a colori di Laura Canali in esclusiva su Limesonline.

sabato 22 giugno 2019

Il Porto Franco Internazionale di Trieste cerniera tra il Gruppo di Visegrad e le Nuove Vie della Seta - Trieste punto di equilibrio tra i paesi del Trimarium ad influenza americana e il grande progetto di Pechino ?


Sul Piccolo odierno viene pubblicato un articolo del bravo Mauro Manzin che illustra l’ annuncio ufficiale che il Porto di Trieste diventerà lo sbocco al mare dell’ Ungheria.
L’ annuncio è stato dato dal ministro degli esteri ungherese nel corso di una riunione dei paesi del "Gruppo di Visegrad": un raggruppamento che guarda esplicitamente agli USA.
E’ significativo che uno dei motivi della scelta è che Trieste verrà coinvolta nelle Nuove Vie della Seta di Pechino.
Un fatto all’ apparenza paradossale ma che indica come il Porto Franco Internazionale di Trieste  possa svolgere un importante ruolo di fulcro e di equilibrio nella competizione internazionale in corso tra USA e Cina.
Scrive il giornale nel riquadro “Via della Seta un valore aggiunto per lo scalo -
Il Porto di Trieste diventa il fulcro di nuovi interessi dal punto di vista logistico internazionale dopo che Pechino ha confermato l’interesse dello scalo

Ecco l’ articolo del Piccolo:

l’annuncio / la firma a luglio
L’Ungheria investe cento milioni sulla logistica del porto di Trieste
Il ministro degli Esteri magiaro Szijjarto ne parla ai Paesi del Gruppo di Višegrad. L’arrivo dei cinesi
di  Mauro Manzin
BUDAPEST. Ne aveva parlato sotto traccia a Trieste durante il summit dei ministri degli Esteri dell’Iniziativa centroeuropea la scorsa settimana a Trieste. Qualche cosa di importante si stava predisponendo ma nulla di ufficiale era trapelato. Ieri, invece, il titolare della diplomazia magiara, Peter Szijjarto ha rotto gli indugi. Lo ha fatto a un incontro sulla logistica dei Paesi del Gruppo di Višegrad. «Trieste sarà il porto marittimo dell’ Ungheria», ha annunciato.
In base a un accordo che sarà firmato a luglio l'Ungheria costruirà, su un territorio di 32 ettari, a Trieste, un centro logistico con accesso al mare, un investimento di 60-100 milioni di euro. «Vogliamo condizioni tali che le imprese ungheresi siano capaci di giungere il centro in 24 ore su strada o ferrovia», ha detto Szijjarto.
"Trieste sarà collegata anche al piano cinese della Nuova Via della Seta", ha aggiunto ancora il ministro aggiungendo ulteriori significati al contratto con lo scalo del capoluogo del Friuli Venezia Giulia.
Si chiuderà così una vicenda iniziata qualche mese fa quando il primo ministro ungherese Viktor Orban, come è nel suo stile, alle difficoltà frapposte dalla Slovenia e dal Porto di Capodistria alla ventilata cooperazione con Budapest senza messe parole rispose a Lubiana: «Come volete, allora vorrà dire che andrò a investire a Trieste». E mai premier fu più di parola. Le ritrosie della Slovenia erano legate al fatto  che i magiari dovevano investire 300 milioni di euro nelle opere di raddoppio della linea ferroviaria Capodistria-Divaccia, ma chiedevano in cambio di poter operare in porto cosa che è risuonata come una vendita dello scalo agli ungheresi decretando quasi una sorta di sollevazione popolare. E, a conti fatti, per Budapest è stato un affarone. Invece di “spendere” 300 milioni di euro l’investimento stimato nel Porto di Trieste sarà di circa 100 milioni di euro, con una zona franca a disposizione e infrastrutture in costante crescita, leggi soprattutto la realizzazione della nuova piattaforma logistica.

La partnership con Budapest può diventare molto utile anche per il Porto di Trieste in quanto Budapest sta investendo moltissimo anche sull’asse infrastrutturale Nord-Sud che dalla Polonia arriva fino in Grecia. A tale proposito l’Ungheria per approntare l’autostrada e la linea ferroviaria che la attraverserà su questi asse investirà fino al 2024 quasi 15 miliardi di euro.
L’iniziativa sta ottenendo un’accelerazione anche nell’ambito dell’Iniziativa dei Tre Mari ( il Trimarium ndr) che proprio nel campo delle infrastrutture ha deciso di creare un fondo per gli investimenti. E Trieste ci sarà, grazie proprio a Budapest.